Mafia, le dichiarazioni di Annibale tra gli atti dell’indagine su Martinelli

E’ accusato di aver fatto parte della cosca di San Cipriano guidata da ‘o barone

SAN MARCELLINO – Dalle mani di un affiliato storico del clan, Oreste Reccia, alias Recchia ‘e lepre, a quelle del rampollo di una famiglia mafiosa che ha sulle spalle anni e anni di militanza nei Casalesi, Emilio Martinelli, figlio del boss Enrico: è il passaggio delle redini della cosca sanciprianese, avvenuto tra il 2021 e il 2022, ricostruito dal pubblico ministero Maurizio Giordano. Un cambio generazionale che ha toccato i vertici del gruppo mafioso. E quando è stato il giovane a ritrovarsi alla guida della compagine, ha scelto di portare la struttura, di cui è diventato il capo, ad allontanarsi gradualmente dagli Schiavone, formazione a cui i Martinelli erano stati sempre legati (tesi supportata dalle dichiarazioni rese del pentito Vincenzo D’Angelo).

A tracciare i movimenti sullo scacchiera mafioso a San Ciprian d’Aversa è stata l’indagine, condotta dalla Squadra Mobile di Caserta e dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Aversa, che ha portato all’arresto prima di Reccia (nel 2021 – è stato anche già condannato per mafia con sentenza irrevocabile) e poi di Emilio Martinelli ‘o barone (è cautelarmente in cella dal 2023). E nei giorni scorsi la Dda ha chiesto il processo per il figlio di Enricuccio e per altre 6 persone, tutte accusate di associazione mafiosa.

Tra gli atti che il pm Maurizio Giordano è pronto ad usare nel corso dell’eventuale giudizio ci sono le dichiarazioni che uno degli imputati ha reso lo scorso febbraio: si tratta di Luigi Annibale, 36enne di San Marcellino: ricevuto l’avviso di conclusione dell’indagine preliminare, si è fatto interrogare in Procura. A scanso di equivoci, Annibale non è un ‘pentito’, né sembra aver deciso di intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia, ma le sue frasi raccontate dall’Antimafia sono state inserite tra il materiale a supporto della richiesta di processo sua, di Martinelli e degli altri 5 presunti sodali.

Nella cosca sanciprianese, Annibale avrebbe avuto il ruolo di custode e tenutario della cassa del clan, nonché, sostiene il magistrato Giordano, di procacciatore e custode delle armi. Con lui e Martinelli a rischiare il rinvio a giudizio sono anche Luciano Carpiniello, 63enne, ed Emilio Mazzarella, 57enne, entrambi di Aversa, Gianluca Alemanni, 38enne, Marco Testa, 27enne, e Remigio Testa, 67enne, tutti di San Marcellino. Ad assistere gli avvocati Giovanni Pizzo, Domenico Dello Iacono, Generoso Grasso, Felice Belluomo, Valentina Varano e Gianluca Giordano. I 7 sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.

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