Mafia, nell’indagine su Granata spunta il nipote del boss Zagaria

Franco Bianco e Giovanni Della Corte

CASAPESENNA – Tra scarcerazioni eccellenti e nuove pulsioni mafiose, c’era il rischio che gli esponenti delle varie anime del clan iniziassero a pestarsi i piedi a vicenda. E invece, per tornare ad incassare denaro e per riprendere forza sul territorio serviva ‘la pace’. Giuseppe Granata, quarantenne originario di Villaricca, lo sapeva bene: bisognava agire senza creare frizioni. Eppure, con un piccolo gruppo di sodali, dicono i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, nel 2020, messosi alle spalle i rapporti con gli Zagaria e con Salvatore Sestile (suocero di Antonio Schiavone) iniziò a taglieggiare commercianti e imprenditori dell’Agro aversano senza concordarsi con i referenti delle altre famiglie, Chi avrebbe agito con Granata? I militari dell’Arma hanno indicato tale Romeo Pellegrino, un sessantatreenne di Trentola Ducenta, Nicola Pirozzi alias ‘o piccuotto, e Domenico Zagaria detto ‘o chiattone, nipote del boss ergastolano Vincenzo Zagaria.

Gli scenari

In poco tempo, il suo dinamismo criminale, come prevedibile, indispettì gli altri gruppi. In particolare, i militari dell’Arma hanno documentato che ad arrabbiarsi fu soprattutto quello Schiavone, diretto in quel periodo da Giovanni Della Corte, alias Cucchione. E per evitare eventuali faide, Granata, su invito di Franco Bianco, decise di incontrarlo. Se sappiamo cosa si dissero, i due è grazie alle intercettazioni alle quali hanno lavorato per diversi mesi gli investigatori di Caserta. Granata evidenziò l’esigenza di stabilire delle regole su cui improntare le future attività estorsive. Della Corte lo mise al corrente delle richieste di pizzo avanzate in autonomia da Pirozzi insieme a un congiunto del boss Giuseppe Diana, alias Cuolle e papera. E Granata aggiunse che anche Zagaria ‘o chiattone ora stava “prendendo estorsioni” non rispettando “più niente e nessuno”. Insomma, schegge impazzite. E per scongiurare cortocircuiti serviva, propose, qualcuno che tenesse a bada questi ragazzi. Chi? Lui.

La ricostruzione dall’inchiesta

Questo spaccato mafioso, tracciato grazie all’impegno dei carabinieri, è affrontato nell’inchiesta, coordinata dai pm Vincenzo Ranieri e Graziella Arlomede della Dda di Napoli, tesa a colpire i gruppi Bidognetti e Schiavone e che ha portato in cella, lo scorso novembre, proprio Giovanni Della Corte, Bianco, Granata e altri 34 indagati. Tra loro non ci sono Domenico Zagaria, Pirozzi e Pellegrino (non indagati e da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile): il presunto attivismo malavitoso dei tre, almeno ad oggi, resta soltanto un’ipotesi investigativa fatta dai militari dell’Arma che potrebbe anche non innescare per loro alcuna conseguenza giudiziaria.
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