Marine Le Pen deve 300mila euro al Parlamento Europeo

AFP PHOTO / Philippe Huguen Nella foto Marine Le Pen

LUSSEMBURGO – La Corte di giustizia europea ha divulgato la conferma che Marine Le Pen dovrà rimborsare circa 300mila euro al Parlamento europeo. Il motivo della restituzione dell’ingente somma di denaro da parte della politica francese è per un impiego fittizio che Le Pen avrebbe dato a un’assistente parlamentare nel periodo in cui era eurodeputata. La leader francese non ha infatti dato dimostrazione che tale assistente abbia effettivamente svolto l’attività lavorativa richiesta.

Come sono andati i fatti in cui è coinvolta Marine Le Pen

Le Pen ha occupato un seggio nel Parlamento europeo nel periodo di tempo compreso dal 2009 al 2017. Nel periodo intercorso tra il dicembre 2010 e il febbraio 2016, era stato indebitamente versato a favore della Le Pen un importo pari a 298. 497,87 euro a titolo di assistenza parlamentare. Tale somma, che doveva essere poi recuperata presso la stessa, corrisponde ai pagamenti effettuati dal Parlamento, e diretti ad una collaboratrice che lavorava per Marine Le Pen nel ruolo di assistente parlamentare locale nel periodo indicato.

La prova dell’esistenza di questa attività svolta dalla sua assistente non è però mai stata fornita dall’ex deputata. Quest’ultima aveva già chiesto al Tribunale dell’Unione europea di annullare la decisione del Parlamento.
Con la sentenza di oggi, il Tribunale ha però nei fatti respinto il ricorso della Le Pen. La decisione di recupero del denaro da parte del Parlamento è dunque stata confermata.

Mancanza di prove

Il Parlamento contesta alla leader francese di non essere stata in grado di provare che la propria assistente ricoprisse reali incarichi al suo servizio. Nessun attività svolta dall’assistente parlamentare è stata infatti provata, circostanza che la stessa Le Pen ha dovuto riconosciuto in sede di udienza. La mera presenza dell’assistente, “asserita ma non dimostrata”, nei locali del Parlamento non è infatti stata sufficiente a dare le prove che il Parlamento si aspettava.

Il Tribunale Ue, con sede a Lussemburgo, ha perciò dovuto respingere la richiesta di annullamento presentata dalla presidente del Rassemblement national (RN, ex Front National) circa la decisione presa dal Parlamento europeo già nel 2016.

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