Mediterraneo, un risorsa da tutelare

Circa la metà delle microplastiche si trova nelle acque che bagnano l’Italia

NAPOLI – L’11 aprile ricorre la Giornata nazionale del Mare, un’iniziativa nata nel 2017 con l’obiettivo di accrescere, soprattutto tra i giovani, l’amore e il rispetto per la risorsa mare. Per l’occasione il Ministero della Transizione ecologica ha organizzato, in collaborazione con l’Ispra, un webinar in cui sono state evidenziate le azioni messe in campo per la tutela e valorizzazione di questa preziosa risorsa, anche alla luce degli stanziamenti previsti dal Pnrr. Ad aprire il webinar il Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, poi si sono alternati il Sottosegretario del MiTE Ilaria Fontana, il presidente di Ispra Stefano Laporta, il Direttore generale per il Patrimonio naturalistico e mare del MiTE Oliviero Montanaro, e diversi esperti, che hanno affrontato tematiche come l’impegno del MiTE e di Castalia contro il marine litter, i risultati delle operazioni della Guardia Costiera sulle reti fantasma, il ripristino dei fondali marini grazie alle misure previste nel Pnrr.

NATURA MINACCIATA

L’inquinamento degli oceani sarà quattro volte maggiore entro il 2050 e in molte aree, tra cui il Mar Mediterraneo, è già stata superata la soglia massima di inquinamento pericoloso da microplastiche. E’ l’allarme contenuto nel report del Wwf, intitolato “Inquinamento da plastica negli oceani. Impatti su specie, biodiversità ed ecosistemi marini” e pubblicato per lanciare in vista della prossima assemblea delle Nazioni Unite sull’Ambiente del febbraio scorso. Secondo il report è probabile che la crescita prevista dell’inquinamento da plastica comporterà in molte aree rischi ecologici significativi che indeboliranno gli attuali sforzi per proteggere e aumentare la biodiversità, se non si interverrà ora per ridurre la produzione e l’uso della plastica a livello globale. Basti pensare che la massa (in termini di peso) di tutta la plastica presente sul Pianeta è il doppio della biomassa totale degli animali terrestri e marini messi insieme.

MEDITERRANEO

Il Mar Mediterraneo è tra le aree che hanno già superato la soglia massima tollerabile di inquinamento da plastica oltre la quale esiste un rischio ecologico significativo, ossia 120mila oggetti per metro cubo. E’ stato infatti calcolato che tra il 21% e il 54% di tutte le microplastiche globali si trova proprio nel Mar Mediterraneo, mentre nelle acque del Mar Tirreno se ne trova la più alta concentrazione mai misurata nelle profondità di un ambiente marino: 1,9 milioni di frammenti per metro quadrato. Delle circa 229mila tonnellate di plastiche riversate ogni anno nel Mar Mediterraneo più della metà proviene da soli tre Paesi: il 32% dall’Egitto, 15% dall’Italia e 10% dalla Turchia.

LA LEGGE SALVAMARE

Presto il nostro Paese sarà dotato di uno strumento che porrà un argine efficace all’inquinamento da plastica. E’ stata approvata pochi giorni fa alla Camera, in commissione legislativa, la Legge Salvamare che ha come obiettivo porre fine alla norma che prevede che i pescatori che raccolgono i rifiuti (finora classificati come speciali) finiti nelle loro reti ne diventano produttori, assumendosene gli oneri economici e giuridici. In attesa dell’ultimo passaggio al Senato, è sempre più vicino il momento in cui il nostro Paese sarà dotato di uno strumento come la Legge Salvamare che porrà un argine efficace innanzitutto all’inquinamento da plastica, che nel Mediterraneo è responsabile del 90% dei danni provocati alle specie marine, con un pacchetto di norme che finalmente, cogliendo le richieste del Wwf e del mondo della pesca, classifica i rifiuti accidentalmente pescati come rifiuti solidi urbani, favorisce l’economia circolare e rafforza la collaborazione tra istituzioni e società civile nell’organizzazione di campagne di pulizia e di sensibilizzazione. Decisiva, per il Wwf, è la classificazione dei rifiuti accidentalmente pescati come semplici rifiuti urbani (Rsu), che facilita le modalità di conferimento a terra e lo smaltimento consentendo, finalmente, di superare i problemi operativi e i rischi a carico in particolare dei pescatori che con senso di responsabilità intendono contribuire allo sforzo comune di pulizia dell’ambiente marino.

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