Migranti, Possibile: stop Consulta su ammissibilità non nel merito

"La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili i ricorsi per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, sollevato nei confronti del governo. A causa della mancata sottoposizione alla ratifica del Parlamento del Memorandum d’intesa tra Libia e Italia."

Foto Andrea Di Grazia/LaPresse
Roma, 20 lug. (LaPresse) – “La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili i ricorsi per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, sollevato nei confronti del governo. A causa della mancata sottoposizione alla ratifica del Parlamento del Memorandum d’intesa tra Libia e Italia. Ma la Corte non ha affrontato, come è normale in questa preliminare fase del giudizio costituzionale, il merito del ricorso. Il giudizio è solo legato all’ammissibilità, affermando che i singoli parlamentari non sono legittimati a sollevare il conflitto. Laddove siano in gioco prerogative assembleari del Parlamento”. Lo dichiarano gli esponenti di Possibile, Beatrice Brignone, Giuseppe Civati, Andrea Maestri. Poi ancora Luca Pastorino e l’ex capogruppo alla Camera di Sinistra italiana-Possibile, Giulio Marcon, che avevano presentato il ricorso.

aggiungono i ricorrenti

“Rispettiamo la decisione della Consulta pur continuando a ritenere che non avere sottoposto l’accordo Italia-Libia alla ratifica parlamentare abbia leso anche le prerogative costituzionali di ogni singolo deputato e senatore. Il fatto che la Consulta arresti il proprio scrutinio a questa fase preliminare del giudizio lascia intatta e irrisolta la questione della legittimità o meno della mancata ratifica dell’accordo Italia-Libia. Inoltre della sua sospetta incostituzionalità, consegnando all’attuale Parlamento la decisione e la responsabilità di (ri)sollevare il conflitto. Una decisione che è istituzionale, giuridica ma anche molto politica”. “Per quanto ci riguarda noi continueremo. Come prima e più di prima, a contrastare con tutte le nostre forze tutte le misure. Specialmente quelle che hanno determinato e determinano nel nostro Paese un grave arretramento. Questo nel rispetto dei diritti umani in nome del cinico proibizionismo migratorio”.

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