Moda, Confindustria: I trimestre oltre le stime, usciti dal Covid ma ombre dalla guerra

Per il settore moda, tessile abbigliamento italiano un fatturato 2021 a 91,7 miliardi, con un recupero medio annuo stimato in +22,2%.

Sfilata di Prada (Photo by Andreas SOLARO / AFP)

MILANO – Per il settore moda, tessile abbigliamento italiano un fatturato 2021 a 91,7 miliardi, con un recupero medio annuo stimato in +22,2%. Ma il gap con i livelli del 2019 resterebbe nell’ordine del -6,4%, anche se la pandemia è alle spalle. E’ la fotografia fornita dai dati di Confindustria Moda, la Federazione Italiana che riunisce le associazioni dei settori Tessile, Moda e Accessorio (Tma). Ma oltre alle luci anche qualche ombra che arriva dalla guerra in Ucraina.”Nonostante le ombre davanti a noi” del conflitto russo ucraino “si puo pensare che nel 2023 la ripresa dalla pandemia sia raggiunta, anche se non abbiamo ancora stime precise per il 2023 e ci potrebbe essere un rallentamento della domanda”, sottolinea il presidente di Confindustria Moda Cirillo Marcolin. Insomma, “il settore Tma è di fatto uscito dalla pandemia. Il 2021 ha chiuso positivo e l’andamento del primo trimestre ha superato le attese, questo dimostra che il nostro comparto ha un ruolo trainante dell’economia del Paese. Ma il sentiment per il secondo trimestre 2022 vede un rallentamento in confronto all’ultimo trimestre del 2021 e il primo trimestre 2022”.Il primo trimestre del 2022, per il comparto del fashion, tessile e degli accessori, si chiude con un rialzo del fatturato in media del 19,3%, superiore alle aspettative, che erano di un +14%. Anche l’andamento degli ordini ha registrato un trend molto positivo, +15% rispetto allo stesso periodo del 2021. Per il secondo trimestre, l’incremento medio delle vendite è atteso al 12,9%. Una previsione positiva, ma con un rallentamento anche a causa delle incertezze per il conflitto russo-ucraino, in parte per l’export e in parte per il caro energia e materie prime. Con queste previsioni, il primo semestre 2022 dovrebbe archiviarsi con una crescita del fatturato del 16%.La guerra pesa: solo l’8% registra un sentiment positivo sull’evoluzione congiunturale del settore, contro il 49% che confida nella stabilità del mercato e un 43% che prevede un peggioramento. I timori del conflitto Mosca -Kiev sono solo parzialmente connessi all’esportazione. È pari al 43% del campione la quota di aziende esportatrici su questi mercati e di queste il 61% dichiara che la quota di export nei mercati russo, bielorusso e ucraino è inferiore al 5% del totale delle vendite aziendali; per il 15% è compresa fra il 5% e il 10%, per il 10% è fra il 10% e il 20%. Solo per l’11% l’export verso questi mercati è compreso fra il 20% e il 50%, con un restante 3% esposto per oltre il 50%.Gli effetti più pesanti sono legati all’aumento dei costi trasversali, di materie prime ed energia. Sul fronte dei rincari dell’energia, l’80% dichiara che l’impatto sarà forte, il 18% lo prevede lieve, mentre solo per il 2% degli imprenditori sarà trascurabile. Sul fronte delle materie prime sono 9 imprese su 10 a lamentare aumenti sostanziali.La sintesi di Marcolin è che “il comparto tessile, moda e accessorio ritrova il proprio ruolo di propulsore dell’economia del Paese, come prima della pandemia. Il conflitto e il consecutivo ulteriore rialzo dei costi di materie prime ed energia rischiano tuttavia di mettere in ginocchio le piccole e medie imprese che compongono il nostro sistema – ha evidenziato Marcolin- .Se quindi da un lato” servono “interventi come una riforma del mercato dell’energia e un tetto ai costi per le imprese”, dall’altro bisogna necessariamente promuovere “internazionalizzazione, sostenibilità e digitalizzazione per lo sviluppo delle industrie, “ma solo crescendo e facendo sinergie fra le risorse saremo veramente in grado di investire in tal senso”.Dal numero uno di Confindustria Moda arriva un monito. “La situazione di oggi è delicata, il tessile, moda e accessorio italiano rischia di perdere terreno verso i competitor extra-europei”, dunque si “inizi a lavorare davvero in tal senso”. E sulla guerra in Ucraina, la sottolineatura è che certo le sanzioni hanno un impatto, ma “l’aspetto umanitario resta fondamentale e di conseguenza l’uso delle sanzioni per cercare di fermare il conflitto”.

LaPresse

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome