MotoGp, per Iannone 18 mesi di stop: “Sentenza che fa discutere”

La delusione del pilota di Vasto

Andrea Iannone (Foto Alessandro La Rocca/LaPresse)

TORINO – Da un lato innnocente, dall’altro colpevole. E’ la strana contraddizione della vicenda che vede coinvolto Andrea Iannone, risultato positivo a un controllo antidoping del 3 novembre scorso in occasione del Gran Premio della Malesia. La commissione disciplinare internazionale della Federmoto lo ha squalificato infatti per 18 mesi. Ma al tempo stesso ha ammesso che il pilota dell’Aprilia è stato vittima di una contaminazione alimentare, da cui è scaturita la positività al drostanolone. Un paradosso che si riflette anche nelle parole del 30enne di Vasto. “Guardiamo la sentenza in modo positivo, è stata riconosciuta la mia innocenza. Anche se fondamentalmente abbiamo perso perchè siamo stati squalificati lo stesso per 18 mesi – ha raccontato a Sky Sport – La notizia dello stop mi ha colpito molto, non ce l’aspettavamo per come erano andate le cose”.

La battaglia di Iannone, sanzionato fino al 16 giugno 2021, non finisce qui e prosegue ora in Svizzera, sul tavolo del Tas. Ultima curva di questa strana gara sui banchi del tribunale. “Un atleta deve andare con i chimici per esaminare la carne? I giudici ci hanno dato ragione ma al tempo stesso condannato – ha sottolineato Antonio De Rensis, l’avvocato del pilota – Siamo comunque soddisfatti perché è stata riconosciuta la contaminazione alimentare”. Un elemento importante dato che “viene utilizzato come discriminante per il proscioglimento al Tribunale Arbitrale di Losanna – ha proseguito – Molti atleti hanno raggiunto questo risultato. Abbiamo fiducia che il Tas possa riportare la totale giustizia in questa vicenda”. Anche Aprilia si è schiarata compatta dalla parte di Iannone. “La sentenza ci lascia sconcertati per la pena inflitta ad Andrea ma anche molto soddisfatti nelle sue motivazioni.

La delusione del pilota di Vasto

I giudici hanno riconosciuto la totale buona fede e la inconsapevolezza nella assunzione confermando la tesi della contaminazione alimentare – ha spiegato Massimo Rivola, ad di Aprilia Racing. Per questo la pena inflitta non ha alcun senso: alla luce delle motivazioni scritte dagli stessi giudici Andrea avrebbe dovuto essere assolto, come sempre è capitato agli altri atleti contaminati. Ma questo quadro ci lascia tante speranze per il ricorso che auspichiamo sia molto veloce”. L’obiettivo è quello di riavere il pilota MotoGp “in sella alla sua Aprilia RS-GP, saremo al suo fianco fino alla fine di questa vicenda – ha concluso Rivola – E lo sosterremo nel suo appello”.

Il verdetto definitivo è atteso entro l’autunno. E, a tal proposito, l’emergenza coronavirus che ha costretto il motomondiale a posticipare l’inizio della stagione (che non scatterà prima di giugno nella migliore delle ipotesi), potrebbe aiutare il pilota abruzzese nel suo intento. “Questo periodo è stato il più duro di tutta la mia vita, molto difficile da accettare – ha ammesso Iannone. Ho pensato di tutto, non è stato facile ma ogni giorno ho cercato di trovare la forza per andare avanti e dimostrare la mia innocenza. Ancora non ce l’ho fatta al 100%, ma questo è il mio obiettivo. Poi voglio tornare in moto il prima possibile”.

Indossando tuta e casco e mettendosi una volta per tutte alle spalle questa storia.

(LaPresse)

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