Napoli, il responsabile del Pronto Soccorso: “Colletta tra infermieri per comprare le protezioni”

Parla il capo dell'unità operativa dell'Ospedale del Mare, il presidio del quartiere Ponticelli: "Vivo in reparto da giorni. Quando torno a casa mi tengo a distanza dalla mia famiglia"

Pandemia. E’ la parola stessa a far paura. E’ l’impatto sociale che ha generato a lasciare atterriti, inermi. Chiusi in casa perché è questa la sola forma di difesa che ognuno di noi ha. E poi ci sono loro, gli eroi normali. Quelli che la pandemia la affrontano ogni giorno, la guardano negli occhi così come guardano la morte. Sono medici, infermieri, autisti.

Vito Biasi

Sono quelli che tutti i giorni, in camice bianco o in tuta anticontaminazione, combattono quest’emergenza mondiale. A volte non sono i proclami e i decreti a dare il senso di uno spaccato di vita reale. A volte sono le piccole storie a raccontare le pieghe più profonde, le sfumature. Quelle che consentono a ognuno di noi di immedesimarsi, di riconoscersi nell’altro. Storie come quella di Vito Biasi, 48 anni ad agosto, responsabile del pronto soccorso dell’Ospedale del Mare di Ponticelli.

“Sono 10 giorni che sto in ospedale, praticamente vivo qui”. La sua ‘normalità’ la racconta in questo modo, accennando persino un sorriso. A casa ci è tornato solo un giorno, sabato scorso, ma si è autoimposto un isolamento tra le mura domestiche per preservare la moglie e i figli. “Come se fossi positivo al virus”.

Come sta andando?

“Quattordici pazienti, due sotto ventilazione assistita. Due sono morti di recente, uno aveva 47 anni, un altro soltanto 34”.

Morti da soli…

“La cosa più brutta è questa, che stanno da soli. Indossiamo tutti le protezioni, dalle maschere alle tute, algli occhiali ai guanti. Ma dentro le stanze in cui ci sono i pazienti in terapia intensiva la carica virale aumenta a dismisura. Non possiamo consentire ai familiari di entrare e di esporsi a un rischio così elevato”.

Uno scenario apocalittico…

“Questo virus è un mostro che resiste quasi a tutto, tranne che alle sostanze alcoliche. Pare che sia refrattario persino alla temperatura”.

Un medico dell’Ospedale del Mare di Napoli indossa i dispositivi di protezione

Torniamo ai Dpi, i dispositivi di protezione…

“I dispositivi di protezione individuale scarseggiano anche per noi. Il personale si è autotassato per fare una scorta, ma non basta mai. Abbiamo comprato di recente le ultime 47 tute e l’amministrazione si è impegnata a restituire i soldi ai dipendenti”.

E fuori dall’ospedale?

“Anche in casa, quando ci vado, resto lontano dai familiari. Sono 15 giorni che non vedo mia figlia”.

Pare che l’Ospedale del Mare si stia attrezzando per accogliere accessi di massa…

“Stanno costruendo sul lato del parcheggio un’area in cui saranno installati alcuni container entro il 6 aprile. Vedremo”.

Non è solo Vito Biasi, con lui c’è anche padre Luigi Castello, già parroco del Loreto Mare prima di essere trasferito all’Ospedale del Mare. Come riesce a dare conforto a queste persone che rischiano la vita? Ce lo dice lo stesso Biasi: “E’ un nobiluomo. Ha allontanato tutti i suoi collaboratori dall’ospedale per tutelarli e si è accollato tutto il lavoro Quando entra nella stanza di un ammalato viene bardato esattamente come noi e non teme di entrare nelle camere di isolamento”.

Ma non c’è solo il Covid-19, esiste anche l’emergenza ordinaria…

“Con quest’emergenza abbiamo capito un concetto importante: il pronto soccorso è stato sempre utilizzato in modo improprio. Adesso viene in ospedale solo chi ha bisogno, sia dal punto di vista medico che chirurgico. Ci sono ancora ictus e patologie gravi che necessitano di ospedalizzazione e su quei casi si interviene. Il resto delle persone, quelle che venivano in medicina d’urgenza in ospedale anhe solo per un mal di pancia, se ne stanno a casa”.

Dopo questa crisi la percezione potrebbe cambiare?

“Dovrebbe cambiare lo stile di vita. Se la pandemia durasse molti mesi forse sarebbe l’intera popolazione mondiale a capire che bisogna cambiare stile di vita. Mesi che potrebbero servire a far capire che non siamo niente, che basta un nemico invisibile per metterci in ginocchio”.

Ride e scherza Vito Biasi, durante l’intervista. Lui è uno così, sdrammatizza, alleggerisce la vita quando può. Poi si fa serio. “Noi dell’Ospedale del Mare siamo gli unici a non aver chiuso per più di due o tre ore il pronto soccorso, abbiamo gestito la bonifica e la sanificazione in fretta grazie al lavoro che sta compiendo la ditta Epm di Pietro Esposito. La squadra è sempre operativa andiamo avanti per tutti”.

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