Napoli, spaccio per la Vanella Grassi: 5 arresti NOMI E FOTO

NAPOLI – Pusher itineranti tra Napoli e provincia, un giro d’affari considerevole, circa cento dosi di cocaina vendute al giorno, un business a conduzione familiare e un’organizzazione criminale sullo sfondo. Questi, in sintesi, gli elementi dell’inchiesta culminata, ieri, in un blitz che ha interessato l’area nord di Napoli e dell’hinterland, con tanto di elicottero a sorvolare il territorio compreso tra Capodichino e Casoria, e con i parenti degli indagati che hanno salutato (in modo plateale) gli stessi mentre le auto della polizia, dirette in Questura, passano in corso Secondigliano. Cinque le persone finite in manette con l’accusa di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti aggravata dalle condizioni previste dall’articolo 416 bis 1, ovvero dall’agevolazione mafiosa. Nello specifico, stando alle contestazioni mosse agli indagati, il gruppo avrebbe agito per favorire le attività del sodalizio camorristico della Vanella Grassi, destinando una quota dei proventi dell’attività di spaccio alle casse del clan.

In mattinata gli agenti del commissariato di Secondigliano (diretti dal vicequestore aggiunto Raffaele Esposito) e i colleghi della Squadra Mobile (agli ordini del dottor Alfredo Fabbrocini) hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli, nei confronti di Daniele Romano, 28 anni, del padre Salvatore Romano, 54 anni, e della madre Giuseppina Esposito, 52 anni, nonché di Antonio Russo, 34 anni il prossimo 30 dicembre, e Cristofaro Alfano, 59 anni. Sono di Capodichino, Secondigliano, Melito e Casoria.

L’attività investigativa, svolta dalla Squadra Mobile e dal commissariato Secondigliano, diretta e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha avuto l’obiettivo di disarticolare lo spaccio di sostanze stupefacenti nei quartieri di Secondigliano, San Carlo all’Arena, Vasto-Arenaccia e Poggioreale, nonché nelle aree immediatamente limitrofe al territorio del capoluogo, nei comuni di Casoria e Casavatore.

Le risultanze investigative hanno portato alla luce l’organizzazione di un’attività di vendita itinerante di cocaina, con la modalità delle consegne a domicilio dello stupefacente, regolata in base alla formula del delivery. La consegna della droga a domicilio, o comunque in un luogo stabilito da acquirente e venditore. L’associazione, contraddistinta da un forte vincolo familiare, si è avvalsa di un’articolata e fidata rete di soggetti che hanno partecipato attivamente all’illecita attività.
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunti innocenti fino a sentenza definitiva.
Indagati a piede libero altri tre uomini, per i quali il gip Ambra Cerabona ha rigettato la richiesta di custodia cautelare: Antonio Esposito, 27enne di via Marigliano (Capodichino), Giancarlo Di Giorgio, 47enne di Miano ma domiciliato a Melito, Rosario Fiorentino, 42enne di Calata Capodichino, alias Gargamella.

L’organizzazione smantellata ieri si occupava di cedere cocaina mediante consegne a domicilio o per appuntamento, nei quartieri di San Pietro a Patierno (specialmente zona Capodichino), Secondigliano (specialmente zona Rione Berlingieri), Vasto-Arenaccia, San Carlo all’Arena, nonché a Casoria e Casavatore. La brillante attività di indagine ha permesso a inquirenti e investigatori di delineare i ruoli degli indagati: Daniele Romano, suo padre Salvatore (alias Totore Marlboro a causa dei suoi trascorsi nel business del contrabbando) e la madre Giuseppina, sono considerati promotori, organizzatori e direttori delle attività; Antonio Russo, invece, si sarebbe occupato di consegnare materialmente la droga, affiancando a queste operazioni l’incarico di telefonista; anche Di Giorgio e Fiorentino avrebbero di fatto consegnato la ‘roba’ mentre Esposito sarebbe stato impiegato nel ruolo di intermediario e di procacciatore di clienti; Alfano avrebbe svolto il compito di custode delle sostanze stupefacenti.

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