Napolitano: “Strisciante avventurismo finanziario catastrofico per Italia”

Interviene l'ex presidente della Repubblica

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse Nella foto Giorgio Napolitano al voto Photo Fabio Cimaglia / LaPresse 04-12-2016 Rome (Italy) Referendum on constitutional reforms In the pic Giorgio Napolitano voting

ROMA – “È responsabilità di tutti alimentare un dibattito sulle tante questioni europee. Sforzandosi sempre di approfondire e cercando di mostrare ai cittadini quali soluzioni sostenibili si prospettano. Non si può addebitare alle istituzioni europee un eccesso di severità solo perché ci si preoccupa – come necessario – di evitare uno strisciante avventurismo finanziario che può essere catastrofico per la crescita presente e futura dei nostri Paesi. Speriamo di esserne tutti consapevoli, un voto espresso in Italia ha una portata europea”. Così Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica, in una intervista a Repubblica.

“Sarebbe sbagliato schematizzare il confronto politico tra chi vuole riforme dell’Unione Europea nel suo complesso e chi considera indispensabili riforme strutturali sul piano nazionale – aggiunge. È evidente che un Paese che si distingue, e non da poco, dagli altri nella zona euro per alcuni fondamentali indicatori negativi (bassa crescita, indebitamento eccessivo, peso della disoccupazione, scarsità di laureati) ha bisogno di continuare gli sforzi. Per modernizzare la propria economia tendendo alla massima coesione sociale. Penso che i sacrifici che gli italiani hanno fatto negli anni di più rigorosa conduzione delle politiche economico-finanziarie non possano essere vanificati se non si prosegue nel percorso di risanamento del bilancio pubblico. Come è possibile continuare a pagare di più per la spesa sugli interessi del debito che per l’istruzione?”.

Secondo il senatore a vita: “Più sapremo continuare un processo di rinnovamento e di equo rigore. Più saremo in grado di influire sulle politiche economiche al livello europeo. Si potrebbe lavorare a una proposta di revisione e trasformazione degli indirizzi di welfare in Europa. Mirando a un nuovo modello comune per corrispondere a istanze sociali e a fenomeni di povertà ed emarginazione nei Paesi europei e in Italia. Ciò varrebbe ben più di promesse o concessioni disparate e parziali a questo o quel segmento sociale”.

(LaPresse)

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