Negozi chiusi la domenica: saranno 26 aperture l’anno più i festivi

E' stato depositato nella commissione Attività produttive della Camera il testo gialloverde sulle aperture domenicali

ROMA – Apertura e chiusura dei negozi e supermercati nelle domeniche e nei festivi: si cambia. Resteranno aperti 26 domeniche l’anno, praticamente una su due, con le Regioni che avranno la deroga per quattro festività. Verranno elevate multe salatissime a chi non rispetterà la chiusura mentre ci sarà libertà totale per gli esercizi dei centri storici e i negozi di vicinato, fatta eccezione per le festività. Novità anche per le località turistiche: in mare, al lago o in montagna le aperture domenicali potranno essere concentrate nel periodo di alta stagione.


Le novità

Questo è quanto contenuto nella proposta di legge  dopo mesi di confronti, da Lega e Movimento 5 Stelle. Il testo di cui è relatore il leghista Andrea Dara è stato depositato nella commissione Attività produttive della Camera, dove verrà esaminato, prima di iniziare il suo iter che lo porterà prima nell’Aula di Montecitorio e poi al Senato. Una proposta di legge molto lontana dalle idee paventate in campagna elettorale, in cui era stata promessa una riduzione, nonostante non fosse un punto presente nel contratto di Governo.


Il patteggiamento Lega-M5S

Il testo attuale è invece il frutto della fusione tra le ‘ricette’ di Lega e M5s: Salvini proponeva un tetto massimo di 8 aperture l’anno tra domeniche e festivi, mentre Di Maio intendeva tenere aperti il 25% degli esercizi commerciali. La mediazione è certamente servita, anche se il testo attuale potrebbe lasciare scontenti soprattutto i sindacati, che da tempo si battono per ottenere le chiusure domenicali e invece si ritrovano sì con le aperture dimezzate (26 su 52), ma con molte deroghe per le Regioni, le località turistiche e i centri storici. 

Le nuove regole

Ma cosa contiene nel dettaglio la proposta di legge firmata dal leghista Dara? Come è possibile leggere nel testo integrale, l’accordo gialloverde prevede di concedere le aperture agli esercizi commerciali per metà delle domeniche, 26 sulle 52 totale. Inoltre ci saranno deroghe e per altri giorni di serrande alzate nelle festività nazionali, quattro su 12 tra laiche e religiose, arrivando quindi ad un totale di 30 aperture ‘extra’ all’anno.

Le deroghe

A decidere quali saranno le giornate in cui aprire le serrande saranno le Regioni, in accordo con le associazioni di categoria e sindacati. Saranno sempre le amministrazioni regionali a scegliere le festività in cui i negozi potranno aprire. Nel testo del leghista Dara rimane una particolare attenzione per le località turistiche. I negozi in zone di mare, montagna o lago avranno il potere di concentrare le aperture nei periodi di alta stagione, così da beneficiare del maggiore afflusso di turismo. Ad esempio, nelle località sciistiche gli esercizi potranno condensare le domeniche di apertura tra dicembre e marzo, mentre per quelle estive il periodo migliore sarà quello tra aprile e settembre, e così via. Nessun vincolo invece per le attività commerciali situate nei centri storici delle grandi città, che potranno rimanere aperti ogni domenica, ad eccezione delle festività. Inoltre, nei comuni fino a 10.000 abitanti saranno aperti i negozi fino a 150 metri quadri. Nei comuni con più di 10.000 abitanti saranno aperti i negozi fino a 250 metri quadri.

I negozi sempre aperti

Esistono poi alcune categorie di esercizi commerciali che potranno rimanere sempre aperti. Si tratta dei negozi che si occupano di vendita di generi di monopolio, gli alberghi i villaggi e i campeggi, oltre ai rivenditori presenti sulle autostrade, negli aeroporti, nei porti e nelle stazioni. Saranno liberi di aprire anche gastronomie, rosticcerie, pasticcerie, gelaterie, giornalai, fiorai, librerie, negozi di mobili e antiquariato, negozi di dischi, souvenir e artigianato locale. Il testo prevede la libera apertura anche per i cinema, e i negozi presenti negli stadi, nei centri sportivi e nei parchi di divertimento. I commercianti che non rispetteranno gli obblighi rischiano delle multe molto salate: si va dai 10mila ai 60mila euro di sanzione, con la cifra che raddoppia in caso di recidiva. I proventi di queste sanzioni verranno investite per contribuire al decoro urbano e combattere l’abusivismo.

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