Ordinata la scarcerazione dell’ex presidente Luis Inacio Lula da Silva

Il giudice Sergio Moro, però, si oppone

LP / AFP PHOTO / Franklin de Freitas
Di Agnese Gazzera

MILANO (LaPresse) – Un giudice della Corte d’appello brasiliana ha ordinato la scarcerazione dell’ex presidente Luis Inacio Lula da Silva. In carcere dal 7 aprile a Curitiba per scontare la condanna a 12 anni e un mese di detenzione per corruzione. Ma la scarcerazione potrebbe non avvenire, per l’opposizione del giudice Sergio Moro e poi per lo stop arrivato dal giudice di Corte d’appello João Pedro Gebran Neto. Relatore del processo Lava Jato e chiamato a pronunciarsi sulla decisione. A ordinare a sorpresa il rilascio è stato il magistrato Rogerio Favreto, del Tribunale regionale federale della 4° regione. Che ha chiesto la scarcerazione “urgente” dell’ex sindacalista, che è in testa ai sondaggi in vista delle presidenziali di ottobre.

La liberazione deve avvenire “secondo il regime d’urgenza nella data di oggi. Presentando questo ordine a qualsiasi autorità di polizia presente sul luogo della polizia federale di Curitiba”, dove il fondatore del Partito dei lavoratori (PT) è detenuto, ha scritto Favreto. L’incarcerazione di Lula ha spaccato il Brasile, decisa dai giudici della Corte suprema con sei favorevoli contro cinque. Prima di lui, agli imputati era stato permesso di restare liberi sino alla conclusione dei ricorsi in appello.

Sui social è scoppiata l’esultanza dei sostenitori del 72enne, che hanno sempre parlato di condanna politica

Ma il giudice Moro, che condannò l’ex presidente in prima istanza, si è opposto all’ordine di liberazione. Affermando che Favreto non abbia la competenza per decidere di concedere l’habeas corpus, chiesto venerdì da vari deputati del PT. La polizia federale del Paranà, dove Lula è in carcere, che solitamente si allinea alle posizioni di Moro, ha annunciato di non intendere eseguire l’ordine di rilascio, mentre è stato presentato un ricorso contro di essa. Favreto ha emesso un nuovo ordine di conseguenza, ribadendo che Lula dovesse essere scarcerato subito. Ma alla contestazione ha risposto il giudice João Pedro Gebran Neto, annullando la decisione: “Stabilisco che l’autorità applicante e la polizia federale del Paranà si astengano da qualsiasi atto che modifichi la decisione” sulla carcerazione di Lula.

La ex presidente Dilma Rousseff, destituita nel 2016, ha scritto su Twitter che “la decisione del giudice deve essere obbedita. Anche se contraria la posizione del giudice federale del Paranà (Moro, ndr) che ufficialmente è in ferie e non potrebbe esprimersi”. E la presidente del PT, Gleisi Hoffmann, ha parlato di “una decisione motivata e di rispetto allo Stato democratico di diritto”. Aggiungendo che l’opposizione di Moro ha ragione “politica”. Lula è stato dichiarato colpevole in primo e secondo grado per corruzione e riciclaggio di denaro, in un processo legato all’operazione Lava Jato (autolavaggio). È stato accusato di aver ricevuto il Triplex do Guarajà, una residenza di lusso sul litorale di San Paolo, in cambio di appalti dall’impresa di costruzioni Oas. La sua difesa afferma che la proprietà dell’appartamento non sia provata e che la condanna resti basata sulle sole affermazioni dell’ex presidente dell’Oas, lui stesso condannato per corruzione.

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