Pd, Zingaretti incassa il sì della direzione sulle alleanze e guarda all’art.1

L'obiettivo è costruire "l'alternativa" a Salvini ma senza condannarsi alla mera opposizione

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse in foto Nicola Zingaretti

ROMA“È il momento di ripartire, tutti insieme”. Nicola Zingaretti sceglie di non dar troppo peso al ‘fuoco amico’, arrivato dopo il voto in Basilicata dalla minoranza che fa capo a Roberto Giachetti e, nella prima direzione da segretario, decide di voltare pagina.

Zingaretti ricompatta il Pd

“Abituiamoci alle trappole di chi ci vuole fare ripiombare in una discussione interna, su come siamo percepiti molto dipende da noi”, avverte. Ecco perché non fa fatica ad ammettere che quella di domenica è stata “una sconfitta”. Di più. Non esiste alcuno “spirito consolatorio” per essere arrivati secondi, assicura a chi lo aveva accusato di essere “felice e perdente”.

La ‘reazione collettiva’ contro il governo

Per il segretario, comunque, il ritrovato bipolarismo centrosinistra-destracentro, come lui definisce la coalizione avversaria, consegnato dagli ultimi test elettorali non è da buttare e testimonia che il Pd “è in campo”. Ora però, sostiene, è il momento di “scatenare una reazione collettiva” per contrastare “la deriva” cui altrimenti è destinato il Paese, vittima di un governo “disastroso”.

L’alternativa alla Lega di Salvini

Costruire “l’alternativa” a Salvini, ribadisce, ma senza condannarsi alla mera opposizione. Per farlo, ne è convinto il leader dem, bisogna lavorare a un quadro di alleanze, sia per quel che riguarda le Europee sia per le Amministrative. Su questo il segretario chiede, e ottiene, il mandato della direzione. Oltre alla maggioranza, votano a favore anche l’area guidata da Maurizio Martina e quella che fa capo a Luca Lotti e Lorenzo Guerini.

Il presidente del Copasir risponde positivamente all’invito al lavoro unitario proposto da Zingaretti ed assicura “piena condivisione” anche sulla proposta di lista aperta alle europee ma, sottolinea, “come ha detto il segretario, senza rimettere le lancette all’indietro”. Il riferimento è agli ex dem, che ora militano in Articolo 1. Lo stesso timore ha la minoranza guidata da Roberto Giachetti.

Il Pd cerca una nuova dimensione

Il leader dem prova a rassicurare le truppe: non ci sarà nessuna “ricomposizione”, ma si cercherà di trovare una “nuova dimensione perché non si perda nemmeno un voto”. L’ipotesi potrebbe essere quella di inserire nelle liste dem personalità esterne (senza big di partito) sostenute anche da Speranza e compagni, anche se tra gli uscenti di Art.1 a Bruxelles Massimo Paolucci e Antonio Panzeri potrebbero puntare a una ricandidatura.

Il Pd in vista delle Europee

I ‘giachettiani’, 17 delegati in tutto, non si fidano e si astengono. Per tutti gli altri il segretario può ufficialmente trattare con i possibili compagni di viaggio. Al Nazareno vede Massimo Zedda e Riccardo Nencini. Nei prossimi giorni, poi, insieme a Gentiloni e Calenda, presenterà il simbolo per le Europee. Il classico logo Pd sarà accompagnato dalla sigla dei S&D e dalla dicitura ‘Siamo europei’. Il 26 maggio, avverte i suoi il leader, “tutto il mondo guarderà a noi” e sarà un passaggio “storico”.

Tra i dem, però, c’è chi guarda già oltre. Matteo Renzi, che non partecipa alla direzione perché all’estero, annuncia nella sua tradizionale enews la decima edizione della Leopolda, dal 18 al 20 ottobre. Pronto anche il lancio, da Milano, della sua fondazione.

(LaPresse/di Nadia Pietrafitta)

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