Pil, l’Istat lima a +0,8% la crescita del 2018. Il debito vola al 134,8%

Il disavanzo dei conti pubblici nello scorso anno peggiora al 2,2% ed è di 0,2 punti percentuali più marcato del 2% comunicato in primavera

MILANO – L’economia nel 2018 è andata un po’ peggio di quanto si pensava in precedenza, mentre il debito pubblico, al contrario, sale più del previsto. L’Istat rivede i conti economici dell’Italia e, a pochi giorni dall’attesa presentazione del Def del nuovo governo, rivede al ribasso la crescita del Pil dello scorso anno, allo 0,8% dallo 0,9% stimato in aprile. Confermata, invece, la crescita dell’1,7% nel 2017.

Le stime Istat

In scia alla correzione del Pil, l’istituto rivede in peggioramento anche il deficit. Infatti, il disavanzo dei conti pubblici nello scorso anno peggiora al 2,2% ed è di 0,2 punti percentuali più marcato del 2% comunicato in primavera. Nonostante sia ancora in miglioramento dal 2,4% del 2017, due punti di deficit si traducono in valore assoluto in oltre 3 miliardi che potrebbero rappresentare un grattacapo per il nuovo ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, nonostante la migliore disposizione a Bruxelles nei confronti di Roma.

Vola il debito pubblico

Ma non è l’unico guaio. La Banca d’Italia, per questioni metodologiche concordate a livello europeo, rivede al rialzo il debito pubblico di 58,3 miliardi nel 2018, portandolo a un livello record che equivale al 134,8% del Pil. I dati diffusi il 15 settembre scorso si fermavano al 132,2%. Il Tesoro precisa immediatamente che “la revisione del debito in base alla nuova metodologia Eurostat è puramente contabile” e che, considerando le scadenze dei titoli da rimborsare tra il 2020 e il 2024, a partire dal prossimo anno dovrebbe registrarsi una “discesa più rapida”.

La pressione fiscale

Unica nota positiva odierna è la correzione della pressione fiscale. Il livello del 2018 viene ricalcolato dall’Istat al 41,8%, meno del 42,1% che stimato in aprile. Un sollievo, però, che rischierebbe di saltare se la manovra non evitasse lo scatto della clausola di salvaguardia Ue da 23 miliardi di euro sull’Iva. Se rimanesse “sarebbe un modo per alzare surrettiziamente la pressione fiscale per tutti”, afferma in una nota Confesercenti, chiedendo anche che non si torni indietro sulla ‘flat tax’ per le imprese promessa dall’ormai ex esecutivo gialloverde. “Le imprese – continua l’associazione – hanno bisogno di regole certe per pianificare attività e investimenti”.

Investimenti e crescita

Nel 2018, rileva l’istituto statistico, gli investimenti fissi lordi sono cresciuti del 3,2%, i consumi dello 0,7%, le esportazioni di beni e servizi dell’1,8% e le importazioni del 3%. Il valore aggiunto, a prezzi costanti, è aumentato dello 0,7% in agricoltura, silvicoltura e pesca, del 2% nell’industria in senso stretto, dello 0,6% nel settore dei servizi e del 2,4% nelle costruzioni. Il reddito disponibile delle famiglie ha segnato nel 2018 una crescita dell’1,8% in valore nominale e dello 0,9% in termini di potere d’acquisto. Il valore dei consumi privati è aumentato dell’1,7%, mentre la propensione al risparmio delle famiglie è rimasta quasi stabile, passando dall’8 all’8,1%.

(AWE/LaPresse/di Lorenzo Allegrini)

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