Rafforzare l’Europa per salvare il futuro

Sonia Palmeri

La mia riflessione sul tema i Giovani, l’Europa e la libertà di espressione, considerata in tutte le sue declinazioni, parte dalle parole di Antonio Megalizzi, il giovane connazionale vittima del vile attentato di Strasburgo, “Inseguo le mie passioni: il giornalismo e l’Europa”. Mai come oggi un’Europa unita è cruciale e mai come oggi siamo a un passo dal distruggerla. Ecco io mi chiedo se oggi sia ancora attuale parlare del sogno di un’Europa unita così come l’avevano immaginata i padri fondatori: gli italiani Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli, i francesi Jean Monnet e Robert Schuman, il lussemburghese Joseph Bech, i tedeschi Konrad Adenauer e Paul Henri Spaak. Nomi che alla maggioranza dei giovani non dicono niente. Nomi che probabilmente non dicono niente (e questo è cosa ancora più grave) neanche alla maggioranza di chi è chiamato a prendere decisioni fondamentali per la vita delle nostre comunità.

Mi hanno colpito anche le parole del rettore dell’università di Trento Paolo Collini: “L’Europa, il giornalismo e la vita di Antonio Megalizzi sono la grande bellezza nascosta dei giovani traditi, che ogni giorno semplicemente praticano i sogni comunitari che i loro padri ormai nemmeno più predicano”.

Antonio Megalizzi domenica aveva raggiunto Strasburgo per il progetto internazionale di radio universitarie Europhonica e stava lavorando all’idea di una nuova radio europea, attraverso cui giovani e studenti di ogni paese potessero raccontare l’Europa ai loro coetanei, sotto ogni punto di vista e in modo libero. L’assassino che ha colpito Antonio, ha colpito un giovane uomo che con la sua vita, nei progetti realizzati e sognati, ha offerto la risposta più profonda al crimine terroristico.

Per me, da amministratore pubblico e da madre di due adolescenti, l’ Europa è una prospettiva fondamentale per i giovani, con cui confrontarsi costruttivamente e con coraggio. Molti di loro la vedono come un’opportunità di creare veramente una comunità più vasta, di uomini e donne, che possano cercare punti di contatto tra culture e tradizioni che già oggi hanno una forte radice comune. L’Europa è anche un’opportunità di arricchimento lavorativo, per ampliare i propri orizzonti e non sentirsi più chiusi nei nostri ormai angusti confini nazionali. Le manifestazioni dei giovani inglesi dopo la Brexit, che a gran voce chiedevano di rivedere il voto sull’appartenenza all’Unione Europea, ci dice molto sull’attaccamento che molti ragazzi sentono nei confronti del nostro continente e dei nostri valori e sullo sfregio che si stava perpetrando.

D’altra parte sono perfettamente consapevole, dalla loro diretta voce, che fra i giovani sono in tanti quelli che hanno una visione non ottimista e poco rassicurante dell’Europa. Le giovani generazioni si chiedono se effettivamente le promesse di benessere, materiale e spirituale, di uguaglianza tra i popoli europei e di amore tra le nostre nazioni siano state mantenute. L’Italia ha il 40% di disoccupazione giovanile e, che sia colpa anche delle politiche economiche di austerità dell’Unione Europea è uno dei temi più dibattuti. Fatto sta che dove manca il lavoro manca la capacità di visione, cresce invece a ritmi sostenuti la ribellione dal disagio che opprime. La reazione europea alla crisi economica e fiscale è stata lenta e insufficiente, aggravando le diseguaglianze e generando molta sofferenza. Se fino a 5-6 anni fa non una sola voce si levava contro il progetto europeo, oggi sono in molti a volersi allontanare da quel sogno, reputandolo ormai irrealizzabile. In questo contesto i giovani si rendono perfettamente e lucidamente conto dei problemi. La così detta “generazione Erasmus” si sta disaffezionando al sogno europeo, come indicano le preferenze di voto in Italia, Spagna e Francia.

Eppure, la prospettiva potrebbe cambiare ed essere rivoluzionata, nei pensieri di chi governa l’Europa, proprio dal futuro dei giovani. Quale mondo ci aspetterà? Una società divisa, ingiusta e piena di paura, oppure una che sia unita e rassicurante con i propri cittadini, che tuteli lo Stato di diritto e veda il futuro con speranza? La differenza tra avere l’Europa e non averla è proprio questa. Per salvare il futuro dei giovani, à necessario che si facciano alcuni sacrifici. Il primo vero sacrificio da fare è di rinunciare al potere per uno scopo più alto. Rafforzare le istituzioni europee, creare ad esempio, un Ministero dell’Economia Europea potrebbe essere una risposta alle diverse politiche praticate nei vari paesi Avere una sola diplomazia europea potrebbe aiutare a far valere il peso del nostro continente sullo scacchiere internazionale. L’unione Europea in definitiva non deve essere vista come un carrozzone che spreca i nostri soldi e che ci vincola nelle scelte di politica economica e sociale ma come un’opportunità per tutti. Il programma di Garanzia Giovani ne è un esempio e noi in Campania lo abbiamo saputo interpretare al meglio, utilizzando le risorse per l’inserimento lavorativo dei nostri giovani con oltre 30.000 assunzioni di cui il 50% a tempo indeterminato e con circa 500 piccole imprese create da giovani neet che hanno generato altri 1000 posti di lavoro. Questa è l’Europa che ci piace. Questa è l’Europa che condivide problemi comuni, come la partecipazione attiva dei giovani alla vita sociale e l’ inoccupazione. Questa è l’Europa che desideriamo ed i giovani, la loro energia e la loro libertà di espressione, in tutte le sue forme, rappresentano la spinta necessaria per raggiungere l’obiettivo comune che è la consapevolezza di condividere lo stesso destino e lo stesso cammino.

Sonia Palmeri

Assessore al Lavoro
della Regione Campania

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