Rialza la testa il commercio extra Ue. Ma la congiuntura è debole

Dopo un settembre difficile, chiuso con un calo del 2,1% alla voce export sul mese precedente, il commercio dell'Italia con i paesi extraeuropei rialza la testa in ottobre

MILANO (AWE/LaPresse – Marco Valsecchi) – Rialza la testa il commercio extra Ue. Ma la congiuntura è debole. Dopo un settembre difficile, chiuso con un calo del 2,1% alla voce export sul mese precedente, il commercio dell’Italia con i paesi extraeuropei rialza la testa in ottobre. Mettendo a segno un progresso del 5,3%, a fronte di un calo dello 0,1% nelle importazioni. La crescita delle esportazioni, rileva l’Istat, coinvolge tutti i principali raggruppamenti di industrie. Fatta eccezione per i beni di consumo durevole, per i quali le esportazioni calano dell’1,4%.

A mostrare i progressi più marcati sono invece i beni di consumo non durevoli (+13,5%) e l’energia (+6,8%). Anche su base annua l’export segna un miglioramento. Mettendo a referto un aumento del +11,6%. Che diventa del +7,6% al netto dell’effetto dato dal diverso numero di giorni lavorativi. Questo grazie agli Stati Uniti. Le vendite oltreoceano contribuiscono infatti per circa il 40% alla crescita dell’export. Prima dell’aggiustamento per il calendario, con una rilevanza particolare di farmaceutici, macchinari e alimentari. Il balzo del +20,3% nelle importazioni, spinto dal +42,2% dell’energia, fa però sì che rispetto all’ottobre 2017 l’avanzo della bilancia commerciale si riduca a 3,045 miliardi, dai precedenti 4,27 miliardi.

Rialza la testa il commercio: i dati di Ihs Markit

Se nel complesso il commercio fuori dai confini europei tiene, segnali preoccupanti in prospettiva arrivano comunque dal contesto dell’eurozona, dove l’attività economica indica a novembre il più debole ritmo di crescita in quasi quattro anni. Rispetto ai 53,1 punti di ottobre, l’indice Pmi composito stilato da Ihs Markit – considerato un buon indicatore della congiuntura in quanto rilevato a partire da interviste ai direttori degli acquisti – segna infatti un calo a quota 52,4, il livello più basso da dicembre 2014.

“Il rallentamento guidato dal settore manifatturiero si sta riversando sul settore dei servizi”, osserva Chris Williamson, chief business economisti di Markit, segnalando che “è stato spesso riportato, infatti, un indebolimento della domanda visti gli ostacoli legati all’incertezza politica, alle stringenti condizioni finanziarie e ai prezzi più alti”. Proprio il manifatturiero, a novembre, registra nell’area dell’euro il secondo calo consecutivo mensile di ordini ed esportazioni.

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