Salvini bravo a metà: contro la criminalità pensa a rom e case chiuse, ma dimentica le droghe leggere

Il ministro dell'Interno vorrebbe legalizzare la prostituzione e salvare dalla schiavitù migliaia di donne, ma per completare la 'spallata' alla vecchia Italia bigotta e democristiana serve l'ultimo passo: vendere nelle farmacie hashish e marijuana

Matteo Salvini
Matteo Salvini

ROMA – Due nuove parole d’ordine per Matteo Salvini: censimento dei rom e riapertura delle case chiuse. Due misure che vanno sicuramente a colpire la criminalità comune (e non solo), ma che non fanno i conti con un’altra ‘preziosa’ fonte di guadagni illeciti: le droghe leggere. Si tratta di due mosse indubbiamente ‘coraggiose’, ma sarebbe ancora più coraggioso sfatare finalmente anche questo terzo tabù che in altri Paesi europei è già preistoria: vendere il ‘fumo’ o l’erba nelle farmacie toglierebbe ai gruppi criminali una preziosa fonte di guadano illecito e un preziosissimo strumento di ‘prossimità’ con i giovani.

Il coraggio a metà di Salvini: non basta controllare rom e prostitute

Salvini continua indubbiamente a viaggiare sull’onda della luna di miele con gli italiani. Anche queste ultime proposte su rom e prostitute parlano alla ‘pancia’ degli italiani. Non sono priorità dell’agenda di governo (infatti non sono previste nel contratto con il M5S) ma sono, in definitiva, proposte di buon senso. Peccano però di eccessiva timidezza. Spingersi un po’ oltre, con la legalizzazione delle droghe leggere, sarebbe un vero segnale di cambiamento e rottura con il passato. Un’ultima spallata al nostro passato democristiano e bigotto che a quanto pare fatica a scomparire.

Il censimento dei rom

“Qualcuno parla di ‘shock’. Perché? Io penso anche a quei poveri bambini educati al furto e all’illegalità”: con queste parole, postate pochi minuti fa sui social, Salvini spiega uno dei motivi alla base del suo annunciato censimento. Quello dei campi rom è un problema con il quale l’Italia fa i conti quotidianamente, e che per anni è stato affrontato solo a parole o con provvedimenti a macchia di leopardo. E il problema non è nell’etnia di queste persone, ma nelle regole di vita che alcuni di loro si danno: quelli, per intenderci, che rifiutano di integrarsi con il Paese che li ospita. Il censimento è un segnale di presenza dello Stato: l’obiettivo è dividere chi aspira a vivere onestamente (lavorando e mandando i figli a scuola) da chi invece sceglie di vivere alla giornata e magari manda i figli a mendicare invece che a scuola. Sarà il segnale che finalmente si vuole trovare una soluzione per separare i rom onesti da quelli disonesti. Il censimento è un primo passo. Chi ha soluzioni migliori si faccia avanti, visto che fino ad oggi risultati in tal senso non si sono visti.

Le parole di Salvini: mi sto facendo preparare un dossier

“Al ministero – ha detto Salvini ai microfoni di Telelombardia – mi sto facendo preparare un dossier sulla questione rom in Italia, perché dopo Maroni non si è fatto più nulla, ed è il caos. Serve una ricognizione sui rom in Italia per vedere chi sono, come sono, quanti sono. Rifacciamo quello che fu definito un censimento, facciamo un’anagrafe, una fotografia della situazione”. Anche perché “se gli stranieri irregolari vanno espulsi mediante accordi fra gli Stati, i rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa”.

“Riapriamo le case chiuse”

Ed eccoci al tema delle case chiuse. Un tema che tocca gli interessi degli sfruttatori e i diritti delle donne che vengono costrette con la forza e con le minacce a vendere il proprio corpo. “In tutto il mondo civilizzato – ha detto Salvini – è lo Stato e non la criminalità a gestire la prostituzione. Riapriamo le case chiuse e tassiamo la prostituzione. Oggi in Italia questo mercato lo gestisce la criminalità. E riguarda 80mila persone. In Austria, Svizzera, Germania si mettono le regole, si danno garanzie è un lavoro come un altro che si fa per scelta ed è sanitariamente tutelato e tassato. Io voglio un paese con delle regole”.

Di Maio: non è un argomento del contratto di governo

Sul tema della riapertura delle case chiuse si è espresso pubblicamente anche Luigi Di Maio: “Non sono nel nostro programma. Siamo impegnati soprattutto con la tutela delle donne e contro la tratta delle prostitute”. E non è detto che le due strade non possano trovare un minimo comun denominatore.

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