Salvini non fa sconti: sì alla Tav. Movimento 5 Stelle in ginocchio

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Giuseppe Conte

ROMA – Altro che pace e governo capace di andare avanti per cinque anni. L’asse Movimento 5 Stelle-Lega è sempre più fragile e i due vicepremier non fanno altro che esprimere posizioni che più divergenti non si può. Ad alzare la voce è stato, ancora una volta, Matteo Salvini.

Salvini non fa sconti: sì alla Tav

Ieri sera, mentre Giuseppe Conte provava a ‘consolare’ Luigi Di Maio, il leghista ha rincarato la dose ribadendo che la Tav si farà: “Lavoriamo perché parta prima possibile Tav fra Brescia e Padova. Più veloce si viaggia più veloci arrivano le merci. Quando si parla di grandi opere, noi siamo per il sì”, ha detto da Treviso.

Conte ‘grillino’ non basta

Un’altra mazzata per un Movimento 5 Stelle in calo di consensi e messo all’angolo dall’alleato di governo. Non basta a Conte cercare di fare un po’ più il grillino per riequilibrare le forze. E non basta neanche ribadire che non è disposto a partecipare a governi differenti da questo. La questione non interessa per niente a Salvini, che continua a usare la ‘ruspa’. Con i pentastellati che non sanno più come venirne fuori.

Di Maio si rifugia tra i vecchi amici

Così a Di Maio, le cui parole sullo ‘Sbloccacantieri’ sono state un brodino per la base grillina, non resta altro che provare a tendere la mano ai vecchi amici dimenticati. Così ieri ha dedicato un pensiero a Roberto Fico: “Un anno fa il MoVimento 5 Stelle è riuscito a esprimere la terza carica dello Stato, il Presidente della Camera dei deputati. Anche grazie alla sua nomina siamo riusciti a eliminare quell’ingiustizia che erano i vitalizi. Auguri di buon lavoro, Roberto Fico! C’è ancora tanto da fare e noi non ci fermiamo”.

Capolinea Europee

Il centrodestra, che continua ad avanzare conquistando pure la Basilicata, ormai sembra non avere più intenzione di fare concessioni ai grillini. Le Europee saranno la prova del nove. Un Movimento 5 Stelle sotto il 20% e sorpassato dal Partito democratico andrebbe incontro a una inevitabile rivoluzione interna. E per il governo potrebbe essere il capolinea.

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