Scorte, Leonardi: tutelati solo i “tuttologi” e i leoni da tastiera

L’imprenditore coraggio: lasciato solo chi denuncia

NAPOLI – Tra i 585 scortati d’Italia, tra i 70 in Campania, c’è l’imprenditore napoletano Luigi Leonardi. Gli hanno bruciato l’attività di famiglia, è stato sequestrato e picchiato, ha denunciato i suoi estorsori e li ha fatti mettere sotto processo ma c’è voluto l’intervento della tv per avere una minima protezione. La prefettura di Caserta gli ha assegnato una scorta di quarto livello, ovvero due uomini senza auto. E poiché Leonardi ha una Smart, è stato invitato, qualche tempo fa, a dotarsi di una nuova macchina per poter far posto agli uomini che lo proteggono. L’ennesima mortificazione per l’imprenditore, che ha deciso di scrivere al ministro dell’Interno Matteo Salvini per raccontargli il suo calvario.

Spettabile Ministro Salvini,
chi conosce la mia storia, dice che ho avuto un grande coraggio. Me lo ripetono spesso. Ma quella parola io l’associo a sacrificio, perdita, disperazione.Troppo spesso in questo periodo, a pentimento. Avrei potuto scegliere diversamente, rivolgermi a quella che dalle mie parti, è la “giustizia più immediata”, ma no. Ho avuto coraggio, è vero. Ma non quello che molti credono. Perché quando arrivi a pagare un pizzo di 30.000 euro al mese o poco più, la denuncia è l’unico modo per non morire.

Il mio coraggio è stato quello di non adeguarmi ad un territorio dove i morti ammazzati li usano per farsi i selfie. Dove le estorsioni si normalizzano perché “servono per stare sicuri e lavorare tranquilli”. Dove gli usurai, se ti chiedono il 10% al mese, ti stanno facendo un favore perché tanto, in banca, neanche ci potresti entrare. Dove la droga si vende agli angoli delle palazzine, dove i morti per overdose sono diventati invisibili, perché è molto più funzionale un business che mette il piatto a tavola a tante famiglie, piuttosto che togliere vite. Un posto dove la camorra, viene “mitizzata” nelle fiction.

Signor ministro, io sono una vittima di questo sistema, ed a questo sistema mi sono ribellato. Ho fatto nomi e cognomi, confermandoli nell’aula bunker di Poggioreale durante il più grosso processo per camorra mai avvenuto in Campania facendo condannare i miei aguzzini con sentenza n.791/10 RG sent. emessa in data 31.05.2010 dal Tribunale di Nola collegio A1, a 18 anni di galera. Continuo a combattere e a credere nella giustizia, presentandomi ad ogni data del processo n. 16210/2008 R.G.N.R. e n. 15895/2009 R.G. GIP del Tribunale di Napoli, contro 10 aguzzini di ben 5 clan dell’area nord di Napoli. Sono inoltre persona offesa, a seguito di denunce rivolte alle autorità giudiziarie, nei procedimenti: n. 543064/2017 pendente presso la D.D.A di Napoli sost. Proc. Marra Vincenza, per il reato di cui all’art. 612 c.2 del c.p.; n. 30065/2004 pendente presso il Tribunale di Napoli sost. Proc. MARESCA Catello per il reato di cui all’art. 640 bis del c.p.; n. 31851/2015 pendente presso la Dda di Napoli Sost. Proc. DE MARCO per reati diversi. Non ho mai riportato condanne per alcun delitto e non mi sono mai relazionato con nessun ambiente criminoso.

Sono incensurato, e non sono mai stato sottoposto a misura di prevenzione. Sono stato messo sotto scorta su richiesta del pm, per “una situazione di grave, concreto e attuale pericolo di vita”. Nonostante il piano di protezione personale di IV livello, nel periodo che fa da giugno 2016 a gennaio 2018 ho ricevuto ben 8 minacce, anche presso la mia abitazione, puntualmente denunciate. Nonostante la paura, porto avanti l’unica strada possibile in una società che si voglia definire almeno civile, la denuncia. Nonostante tutto però, il mio nemico inaspettato ad oggi, è diventato lo “Stato”. Un nemico che non combatte con proiettili e mazze ma che come la camorra, ti esaspera, ti affama e ti seppellisce, usando però milioni di carte e cavilli burocratici. Uno Stato che non mi riconosce un risarcimento per un incendio doloso. Uno stato che mi accomuna a delinquenti, per una lontana parentela che nemmeno conosco. Uno Stato che non mi fa sentire sereno, nemmeno di notte, proprio come ha saputo fare la camorra.

Io chiedo a lei Signor Ministro di ricevermi ed ascoltarmi, da uomo a uomo. Chiedo a lei, carte alla mano, chiarezza e risposte, quelle che da cittadino italiano aspetto ormai da troppo tempo. Ho sentito tanti, troppi proclami e troppe false promesse da chi la criminalità non l’ha mai conosciuta come noi vittime. Noi che abbiamo denunciato esponenti di primo piano delle organizzazioni criminali. Noi che abbiamo contribuito, credendoci, a ripulire il Paese dal potere camorristico. Non con blitz spettacolari, teste di cuoio, elicotteri ed inseguimenti. Ma con la sofferenza, il nostro sangue. Abbiamo denunciato a viso scoperto mettendoci la faccia nei processi. Non siamo i grandi esperti dell’antimafia o i leoni da tastiera strapagati e stratutelati.

Noi vittime abbiamo subito sulla nostra pelle la gogna della criminalità organizzata, perdendo tutto. Tutto. E dopo anni di lotta sperimento ancora le sofferenze, le notti insonni, la fame, l’annientamento di quanto costruito in un’intera vita. Chiedo a lei, Signor Ministro la dignità che mi è stata tolta. Chiedo a lei, Signor Ministro, la restituzione della mia vita, dal punto in cui la camorra me l’ha portata via.

Luigi Leonardi

 

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