Isoardi, Bindi e il sessismo 2.0 del centrosinistra

Il governatore della Campania Vincenzo De Luca ci va giù pesante con le battute contro l'ex di Salvini e l'ex senatrice ma nessuno sembra accorgersene

NAPOLI – L’occhio ammiccante. Il sorrisetto. La mimica facciale teatrale. Le pause e i sospiri. Poi l’uscita: “Non entro nel merito delle vicenda privata del ministro Salvini, se non per esprimere apprezzamento alla signora Isoardi che, obiettivamente merita. Una grande, grande donna, impegnativa diciamo, stressante… immagino il ministro dell’Interno che torna a casa stanco morto la sera… ecco, la compagna giusta per lui può essere Rosaria Bindi: torna a casa, stanco e distrutto, e si mette a fare gli esercizi spirituali. E’ narcotizzante”. Se una frase del genere l’avesse detta il Berlusconi dei tempi migliori, oggi staremmo versando fiumi d’inchiostro. Associazioni per le pari opportunità, elette di ogni livello istituzionale e latitudine, presidentesse, sindache, consigliere e mediche, tutte indignate al grido di “Maiale”, “Malato”, “Maschilista”. Ma ha parlato Vincenzo De Luca, governatore della Regione Campania, tesserato Partito Democratico, e le “tre M” per lui non sono valide. E’ il sessismo 2.0 dei democratici?

Il silenzio dei dem… anzi, delle dem

A giudicare dal fatto che affermazioni tanto gravi, rese pubblicamente nel “discorso alla Regione” che ogni venerdì il presidente tiene sulla “sua” tv salernitana, non abbiano suscitato il minimo moto di indignazione, pare proprio di sì. Eppure gli ingredienti ci sono tutti: il riferimento al corpo (la Isoardi è una “grande, grande donna” che “obiettivamente merita” apprezzamento), il luogo comune (la donna impegnativa che stressa l’uomo), la denigrazione di chi non ha un aspetto piacente (Rosy Bindi che con un uomo non può far altro che esercizi spirituali). Ma niente, le dichiarazioni pubbliche di un presidente di Regione sono al massimo “simpatiche”. Siamo alla macchietta, alla caricatura. E chissenefrega che le sacrosante battaglie delle donne per le donne vengano impacchettate e buttate via per un applauso. Dove sono le donne del Pd, quelle che giustamente s’indignavano per le battutacce su Maria Elena Boschi, per le uscite sulla stessa Bindi, per gli attacchi a Laura Boldrini? Ah, giusto, in piazza a manifestare contro il ddl Pillon, perché nella narrazione mainstream è la destra che è becera, violenta e maschilista.

L’antisessismo a seconda della tessera di partito

Assunta Tartaglione, segretario regionale fantasma del Pd, solo poche ore prima della diretta tv di De Luca aveva detto: “Siamo con le associazioni delle donne, la rete dei centri antiviolenza, i sindacati e tutti quelli che scenderanno in piazza per dire no a un ddl che fa passare messaggi violenti, lede la libertà delle donne e dei minori e crea ancora maggiori disuguaglianze. Di fronte a questo scenario, peraltro lontano dalla realtà della nostra società, non bisogna indietreggiare di un millimetro, ma combattere in maniera forte e coesa contro un provvedimento ideologico, che riporterebbe l’Italia indietro nel tempo”. L’Italia non andrà indietro, segretario Tartaglione. L’Italia è già indietro, anche grazie a voi. Che tacete davanti alle offese di un uomo, potente, a una donna che collocate nell’alveo della destra (Isoardi) e a una donna del vostro schieramento politico che non vi sta simpatica (Bindi). Ma, del resto, siete le stesse persone che quando guardano Mara Carfagna pensano alla rete da pesca e ai calendari, invece che alla legge che ha introdotto il reato di stalking.

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