Strage dei migranti, se protagoniste non sono le vittime ma le polemiche politiche

Ci perdonino Alex, Kwako, Ababa, Eric, Kwame e Adams. Uccisi prima dalla mano della camorra e poi da quanti pasteggiano sui cadaveri

Un miomento della celebrazione davanti alla sartoria della strage

NAPOLI – Le note di Blowin in the wind, l’inno al pacifismo di Bob Dylan che hanno accompagnato la preghiera interreligiosa al chilometro 43 della Domiziana, non sono riuscite a coprire gli starnazzi della politica. Che, anche in un’occasione dolorosa come quella di ieri, non ha perso l’occasione di tacere, per una volta limitandosi a commemorare sei vite cancellate dall’odio più cieco. E’ accaduto a Castelvolturno, a dieci anni dalla “Strage di San Gennaro”: quella, per intenderci, provocata nel 2008 dall’ala stragista dei Casalesi guidata da Giuseppe Setola, per la quale ai killer è stata riconosciuta per la prima volta nella storia italiana l’aggravante dell’odio razziale. Un momento ‘civile’ nella sala consiliare del Comune di Castelvolturno prima, la preghiera poi, davanti alla sartoria teatro dello strage; infine il solito carosello di accuse e polemiche.

L’attacco dei centri sociali

Ha cominciato Mimma D’Amico del centro sociale ex Canapificio, che dopo essersi lamentata del disinteresse delle scuole per la manifestazione organizzata, ha attaccato frontalmente il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il suo decreto sull’immigrazione: “Se dovesse essere cancellato il permesso di soggiorno per motivi umanitari, sarà caos in molte città italiane, mentre a Castelvolturno ci sarà una grande tensione sociale. E’ ovvio che molti immigrati si troveranno ad essere irregolari ma non potranno essere rimpatriati, in quanto in Italia da anni e con figli nati qui. Il Ministro ci ripensi; con tale strumento, le associazioni hanno potuto in questi anni favorire una maggiore regolarità”.

La risposta di Salvini e l’affondo della Cgil

Immediata la replica di Salvini: “Il decreto immigrazione è in dirittura d’arrivo e ci sono già ottime notizie: un centro sociale di Castelvolturno, la cui responsabile si occupa di immigrati per professione, mi accusa di creare caos. Vengo attaccato da estremisti di sinistra e che fanno business con gli stranieri: sono sulla strada giusta”, ha affermato compiaciuto il ministro dell’Interno. Contro il quale si è scagliata pure la Cgil, attraverso Elisa Laudiero: “È tempo che il ministro degli Interni si occupi dei reali problemi del Paese e inizi a combattere la criminalità organizzata, matrice di economie sommerse, lavoro nero, violenze e repressioni invece di continuare ad acuire i problemi fomentando odio e razzismo e continuando ad alimentare la guerra del povero al più povero”.

Per il sindaco di Castelvolturno va tutto bene

A concludere la giostra è arrivato il sindaco di Castelvolturno, Dimitri Russo, che, nonostante gli scenari apocalittici tracciati poco sopra, ha dichiarato che la sua città è “un modello virtuoso d’integrazione”. “La presenza di migranti – ha osservato l’espondente del Pd – ha numeri unici in Europa: parliamo di 20mila immigrati, il 50% dei residenti del territorio. Eppure non ci sono fenomeni di intolleranza o razzismo”. Dunque abbiamo scherzato? Castelvolturno è polveriera o esempio? Intanto che si mettono d’accordo, ci perdonino Alex, Kwako, Ababa, Eric, Kwame e Adams. Uccisi prima dalla mano della camorra e poi dalla politica che pasteggia sui cadaveri.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome