Tav, bandi rinviati: serve un nuovo accordo con la Francia. Di Maio: “Ora più costi che benefici”

A mettere in chiaro la vicenda è stata la sottosegreteria al Mef del M5S Laura Castelli

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA – Palazzo Chigi è pronto a rinviare i bandi. Restano fermi al palo i lavori per la costruzione del tunnel ‘base’ per la Tav: l’opera da realizzare costa circa 2,3 miliardi di euro.

La sottosegretaria Castelli: ottenuto il rinvio dei bandi

A mettere in chiaro la vicenda è stata la sottosegreteria al Mef del M5S Laura Castelli: “Abbiamo ottenuto il rinvio dei bandi per il Tav che partiranno tra 6 mesi solo se Italia e Francia raggiungeranno un accordo serio”. Intanto si accende la discussione sulla clausola di dissolvenza. Una postilla che consentirebbe di revocare le gare anche dopo l’avvio della procedura. Ed è subito tensione fra il Movimento Cinque Stelle e la Lega.

Di Maio prova a smorzare i toni. Ma Fico incalza: un tempo partecipavamo alle manifestazioni no Tav

Ma il vicepremier Luigi Di Maio tende a smorzare i toni. “Sulla Tav la situazione si sta risolvendo positivamente. Quindi ora parliamo di altro e andiamo avanti” ha affermato Di Maio. Ma la tregua, in realtà è durata poco. Il tempo di ‘collegarsi’ sui social e ribadire la linea dei grillini.

“La Tav è stata messa in discussione con un’analisi che ha più costi che benefici. Non potevamo permettere che si prendessero i vostri soldi e che si vincolassero a questa opera”, ha dichiarato il vicepremier. 

A far emergere la spaccatura con i leghisti e, in parte all’interno del Movimento, è stato Roberto Fico: “Nel 2005 la prima riunione, non del movimento perché non esisteva, ma dei Meetup che nascevano fu fatta a Torino perché quel giorno c’era la grande manifestazione per dire no alla Tav. Andammo tutti alla manifestazione. Non era un’idea ideologica o per dire ‘no’ a qualcosa, era per dire di cambiare rotta rispetto a opere che non servono e non servivano, con documenti concreti e sostanziali”.

L’intervento di Conte

A confermare lo stop ai bandi è stato direttamente Giuseppe Conte: “La Telt (la società italo-francese che si occupa della costruzione, ndr.) – ha scritto il premier in un post – mi ha appena risposto confermandomi che i capitolati di gara non partiranno senza l’avallo del mio governo e del governo francese e che, al momento, si limiteranno esclusivamente a svolgere mere attività preliminari, senza alcun impegno per il nostro Stato”.

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