Ucraina: Cingolani vede l’indipendenza energetica dal gas della Russia in 24 mesi

Un paio di anni, forse poco più, e potremmo essere liberi dalla dipendenza energetica dal gas della Russia.

Foto Filippo Attili / Palazzo Chigi / LaPresse Nella foto: Roberto Cingolani

ROMA – Un paio di anni, forse poco più, e potremmo essere liberi dalla dipendenza energetica dal gas della Russia. La vede così il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani parlando della grave crisi sull’energia, che aveva già portato alle stelle i prezzi delle bollette, e di come la guerra in Ucraina abbia acuito significativamente la situazione tanto da portare l’Italia a uno stato di pre-allerta (che tradotto significa avere pronto un Piano di emergenza per non farsi trovare impreparati).

Ma, da un lato l’arrivo della buona stagione e quindi di temperature più miti, oltre a più ore di luce, dall’altro l’accelerazione sulla diversificazione delle fonti (includendo anche le centrali a carbone funzionanti e un aumento delle estrazioni e della produzione nazionale pur lasciando inalterata la quota totale) la Russia – secondo Cingolani – non ha intenzione di chiudere i rubinetti del gas, anche perché le forniture all’Europa valgono un miliardo al giorno.

Il ragionamento di Cingolani è diretto: stiamo lavorando per esseri liberi dal gas della Russia in 24-30 mesi. Dalla Russia arrivano in Italia “ogni anno circa 29 miliardi di metri cubi di gas, approssimativamente poco più del 40% del gas che importiamo”. Ora – dice il ministro – “vanno sostituiti; al momento abbiamo fatto un’operazione estremamente rapida, ed entro la primavera circa 15-16 miliardi di metri cubi saranno rimpiazzati da altri fornitori in altre zone del mondo” (l’asse si sposta verso l’Algeria che aumentarà la sua fornitura dal gasdotto TransMed). Inoltre “stiamo lavorando a degli impianti nuovi di rigassificazione (il primo galleggiante dovrebbe esser pronto per la metà dell’anno), a contratti a lungo termine, al rinforzo delle infrastrutture; e quindi ragionevolmente 24-30 mesi dovrebbero consentirci di essere completamente indipendenti, per sostituire questi 29 miliardi di metri cubi provenienti dalla Russia”.

Al momento il gas che “continua a fluire e che noi acquistiamo in Europa per le industrie, il riscaldamento, l’elettricità frutta ai russi quasi un miliardo di euro al giorno”. Quindi, Cingolani è abbastanza sicuro che loro non vogliano chiudere i rubinetti.

In ogni caso per Cingolani bisognerà “essere più rapidi possibile nel diventare autonomi”. Ma se la situazione dovesse peggiorare e, per qualche motivo, dovesse esser interrotta “completamente la fornitura di gas dalla Russia, le nostre riserve attuali e il Piano di emergenza ci darebbero comunque un tempo sufficientemente lungo per arrivare alla stagione buona”. Forse, avverte, “dovremmo fare dei sacrifici” ma non si dovrà “fermare nulla”.

Il capitolo Piano di emergenza include anche la riapertura delle centrali a carbone. Sarebbe meglio dire, l’uso di quelle già aperte: si parla soltanto “di quelle centrali, come Civitavecchia e Brindisi che sono ancora in funzione, e si potrebbero mandare a pieno regime”.

di Tommaso Tetro

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