Un Sud protagonista per non finire isolati

Raffaele Carotenuto

Con la nuova sindacatura di Gaetano Manfredi torna di attualità il dibattito su una legge straordinaria per Napoli. Così sembra del tutto chiaro anche ai nuovi amministratori il quadro delle difficoltà economiche della città di Napoli. Finalmente si può ragionare concretamente su una direzione di marcia capace di rispondere ai nodi strutturali che “vincolano” pesantemente lo sviluppo della città e della sua area metropolitana. E torna, a tal proposito, la discussione su una lex specialis per il capoluogo campano.
Il principale esponente della legislazione speciale fu Francesco Saverio Nitti, agli inizi del secolo ‘900, uno dei massimi rappresentanti del liberalismo italiano. Nitti credeva, a ragione, che non era possibile lasciare il mercato come regolatore di tutto e affidarsi al libero gioco tra le sole forze economiche e sociali. Ma riteneva necessario l’intervento dello Stato per contraddistinguere una prospettiva di sviluppo per il Mezzogiorno.
Un piano, quello dell’esponente politico, che aveva due requisiti strategici: una impronta tecnico-finanziaria ed un orizzonte nazionale.
Relativamente all’uso dei fondi derivanti dal PNRR, ad oggi, ambedue requisiti non sono precisamente avvertibili. Non si sa per certo quanti soldi siano effettivamente destinati al Sud e non si intravede quel contesto nazionale dentro il quale il Mezzogiorno recupererebbe i divari con il centro-nord, in funzione di una crescita dell’intero paese.
Insomma, non si conoscono le somme a disposizione, quali zone del Sud verranno coinvolte e che tipo di progetti saranno portati avanti. Precise discriminanti che, in assenza, fanno risultare poco credibile qualsiasi ipotesi programmatica di lungo periodo.
Men che meno si nota una corrente di pensiero non dico rivoluzionaria, ma nemmeno riformista che spicchi, che sappia accompagnare le scelte politiche in un contesto aggregante e con il coinvolgimento, diretto e indiretto, delle popolazioni sulle quali cadranno le future scelte. È bene ricordare che uno dei limiti della legge speciale per Napoli di nittiana memoria si infranse su scelte calate dall’alto; al Mezzogiorno non serve uno sviluppo indotto, pensato altrove, estraneo anche a quelle poche forze sane che, con notevoli sacrifici, resistono in terre assai ostiche.
Per dirla con Emanuele Felice bisogna coinvolgere le cosiddette “risorse immobili”, ovvero quanto di buono già esiste, quella dimensione locale che conosce il territorio, lo vive economicamente e lo percorre socialmente. Il prestito europeo è caratterizzato solo dall’aspetto economico, sfugge allo stesso una impostazione che sappia rilanciare il capitale umano, il capitale sociale e le capacità delle istituzioni locali.
A tal proposito chi scrive ha dedicato un libro (Destinazione Mezzogiorno – Spring edizioni, 2021), per riprendere concetti che un tempo determinavano quella giusta tensione ideale che ha caratterizzato la migliore cultura meridionalista. Oggi, purtroppo, difettano sia l’una che l’altra.
Non è sorpassabile il nodo dell’assenza di una classe dirigente del Sud degna di questo nome, né tantomeno sorvolare sulla desertificazione demografica (cit. Svimez), ovvero la fuga di giovani qualificati, professionali e portatori di know-how, da queste terre.
Meglio proiettarsi verso una cultura dell’ordinarietà, facendosi carico delle questioni pubbliche con metodo, regolarità e costanza, rifuggendo da quella cultura dirigista che non è in grado di osservare la crisi del quotidiano.
Dare voce al Sud in questa fase storica è arduo, non è difficile notare che quando lo si è fatto è perché qualcuno sentiva l’esigenza di raccontare il “suo” Mezzogiorno. Quella “voce” si è divisa tra chi doveva cucirgli addosso vestiti (non suoi) e chi decideva di lasciarlo con gli abiti di sempre.
La partita di oggi si gioca tra due posizioni ai bordi opposti di un ring, ovvero tra chi considera il Sud come un’entità sociale, politica ed economica e chi vuole definitivamente mettere in soffitta la questione meridionale.
Occorre lasciare la postazione di centro, svincolarsi dallo stato di attesa e scegliere di essere Sud da protagonista.

di Raffaele Carotenuto
Scrittore e meridionalista

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome