Il ministro Fontana: no alle famiglie gay

ROMA – Famiglie gay, no al riconoscimento e opposizione alla maternità surrogata anche se fatta all’estero. Ma anche sostegno alla genitorialità eterosessuale, introduzione degli accordi prematrimoniali, un riordino delle normative sui disabili che porti a un ‘Codice della disabilità’. È il programma politico del ministro della Famiglia e della disabilità Lorenzo Fontana. Oggi lo ha presentato in un’audizione alla commissione parlamentare per gli Affari sociali.

No al riconoscimento di figli di coppie gay

Il ministro ha ribadito di non voler riconoscere i figli delle coppie gay (“le famiglie gay non esistono” sostenne) soprattutto se nati grazie alla maternità surrogata. “Rilevo come l’attuale assetto del diritto di famiglia non possa non tenere in conto di cosa sta accadendo in questi ultimi mesi”, ha affermato. Il riferimento è al riconoscimento della genitorialità. Ai fini dell’iscrizione dei registri dello stato civile di bambini concepiti all’estero da parte di coppie dello stesso sesso. Un’abitudine messa in atto “facendo ricorso a pratiche vietate dal nostro ordinamento. Tali dovrebbero rimanere”, ha detto il ministro.

Basta ai piccoli nati in Canada e California e poi portati in Italia

Il riferimento è al riconoscimento dei figli di coppie di uomini italiani nati all’estero (prevalentemente in Canada e California) grazie alla gestazione per altri. La pratica è arrivata in Italia prima per via giudiziaria, con una sentenza della Corte di appello di Trento del 2017 (in autunno se ne occuperà la Corte di Cassazione) e poi per via politica per mano dei sindaci. A inaugurare i riconoscimenti amministrativi è stata quest’anno la sindaca di Torino Chiara Appendino dei 5 Stelle, che con Fontana sono al governo.

Il ministro annuncia aiuti per la maternità tradizionale

Fontana ha anche annunciato misure a sostegno della maternità (per le coppie “tradizionali”): “Occorre rafforzare le misure già esistenti in materia di indennità di maternità, congedo parentale, congedo retribuito obbligatorio per il padre lavoratore. Tutto ciò affinché la maternità non rappresenti più una ragione di discriminazione sui luoghi di lavoro” ha detto.

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