Milano – “Devo essere sincero: no, non ho mai avuto paura. Ero nelle mani di ottimi specialisti. Mi sono affidato a loro. Sapevo che sarebbe stata dura, molto dura. In simili condizioni io potevo solo fare una cosa: lottare. L’ho fatto per ogni istante, lo sto ancora facendo”. Niki Lauda torna a quattro mesi dal trapianto di polmone che si era reso necessario per le complicanze dovute ad un’infezione. “Sulle prime non ci credetti, poi ne presi atto, cominciando a chiedere quanto sarebbe durata la degenza”, ha raccontato l’ex pilota in un’intervista esclusiva a ‘La Gazzetta dello Sport’. “Quando accadono certe cose devi sempre guardare avanti, al dopo”. Il ricordo va alla gara del Nurburgring del 1976: “Quando ebbi l’incidente in Germania fu solo una questione di un mese o poco più. Sì, avevo ustioni, ero bruciacchiato, ma ne uscii in fretta. Adesso è stata davvero lunga, ma sono ancora qui…”.
Durante la degenza “non ho perso un solo gran premio, anche se ero in compagnia di tante cannette di flebo”, ha proseguito Lauda. “Ho assistito a tutte le gare, ho telefonato al box durante i fine settimana, mi hanno sempre detto quello che accadeva. Era come trovarmi insieme agli altri a bordo pista”. Il recupero continua: “In un mese, mi hanno detto, dovrei essere pienamente in forma e pronto a ricominciare”. Ricominciare “la vita di sempre, quindi seguirò i gran premi come prima, perché no?”. Quindi il presidente non esecutivo di Mercedes ha svelato che “una delle cose che più mi hanno fatto piacere è la lettera che mi ha inviato Sebastian Vettel, scritta di suo pugno, piena di belle parole, di considerazioni affettuose. Non me l’aspettavo, di solito i piloti non fanno queste cose, guidano e basta. Ma lui è una bella persona”.
(LaPresse)