Tre faide, la città è una polveriera

Sotto la lente gli scontri armati nei quartieri di Ponticelli, Pianura e Miano

NAPOLI – Tre fronti caldi, tre aree ad alta densità criminale e tre faide. E’ questo che rende la città una vera e propria polveriera. Si tratta di conflitti tra clan che durano da mesi, in almeno un caso da anni, anche se hanno cambiato forma e protagonisti. Il primo fronte di guerra è quello di Pianura dove, nel corso dei mesi, sono stati registrati anche bersagli accidentali di una violenza metropolitana che si ripresenta periodicamente in cluster a macchia di leopardo. Il conflitto a orologeria vede contro gli eredi dei Mele e quelli dei Pesce-Marfella, rispettivamente guidati, secondo informative delle forze dell’ordine, da Carlo Esposito, federato con i Legnante del rione Traiano, e Antonio Carillo.

La tensione nella zona di Pianura è palpabile. Nei mesi scorsi le armi hanno sparato e il sangue è stato versato. Che non ci sia scappato il morto è stato solo un caso. Prima di Natale le forze dell’ordine che tengono il polso degli assetti criminali scrutano ogni movimento, ogni variazione si erano accorte alcuni soggetti erano spariti dal quartiere. Uno era il braccio destro del ras Antonio Carillo figlio del ras Lorenzo e nipote dell’ex boss Pasquale Pesce. Da quando il giovane era rimasto ferito in un agguato e, dopo di lui, era stato colpito anche Lorenzo Rossetti. Altra zona calda e in continua fibrillazione è quella di Miano dove c’è un nuovo clan. Di questo sono certi gli inquirenti che si stanno occupando delle indagini sull’ultimo omicidio registrato sul territorio, quello di Antonio Avolio. Si indaga su una nuova formazione criminale che, al momento, non ha un nome e i cui affiliati si confondono tra le persone ‘normali’ lavorando come garzoni dei bar o svolgendo mansioni di poco conto. Invisibili persino all’occhio allenato dei residenti. “Sono tra di noi, ma non si fanno vedere. Prima era facile individuarli i malavitosi, perché ostentavano il loro status, avevano segni riconoscibili come un tipo di scooter o un tatuaggio o un tipo di abbigliamento. Adesso appaiono normalissimi e, per questo, sono più pericolosi” riferisce chi sul territorio ci vive e ci lavora. Un clan invisibile, ben armato e senza scrupoli. Una terza voce nel regno che fu dei Lo Russo, che si è incuneata approfittando di un vuoto di potere.

Il monolite malavitoso del rione San Gaetano, il clan dei Capitoni, si era spaccato in due. Da una parte il gruppo di Abbasc Miano, che fa capo ai Balzano; dall’altra quelli Ngopp Miano che invece ha come referenti i cugini Cifrone. Il nuovo e il vecchio che si scontrano. In mezzo, dalla ulteriore frammentazione di questi gruppi, sarebbe nata la nuova formazione che, per ora, non ha un nome definito e che potrebbe aver preso il sopravvento nel quartiere. E veniamo a Ponticelli. Lì sono stati registrati nove agguati, tra cui uno doppio che ha portato alla morte di Giulio Fiorentino, tre bombe e innumerevoli stese. E’ questo il bilancio di lunghi mesi di guerra tra clan a Ponticelli. Una serie di botta e risposta che continuano malgrado la massiccia presenza di forze dell’ordine. Nell’ambito delle indagini sulla fiammata di violenza nell’ex regno dei Sarno, ci sono stati anche cinque provvedimenti. Tutto è iniziato dieci mesi fa, per la precisione il 26 settembre scorso, quando in via Esopo nei confronti di Salvatore Chiapparelli, detto ‘Toporecchia’ e Fabio Risi, vicini ai De Martino, fu organizzato agguato poi fallito. Secondo l’Antimafia, sarebbe il raid da cui è partito tutto, una guerra scoppiata per le cosiddette mesate. Che più di recente ha portato persino all’uso delle bombe. Da una parte il nel cartello De Luca Bossa-Minichini-Casella, federati con gli Aprea-Cuccaro e alleati ai Rinaldi, tutti sotto la cupola dell’Alleanza di Secondigliano; dall’altra i De Martino XX-De Micco.

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