Alitalia, storia di un flop: dai Capitani coraggiosi all’amministrazione straordinaria

La storia della compagnia aerea in 71 anni di vita. Negli anni Novanta i conti in realtà sorridono, prima di un peggioramento degli affari con le perdite che si sommano di anno in anno e la concorrenza delle low cost

Foto Filippo Monteforte AFP

ROMA (LaPresse) – Quando il 5 maggio 1947 Alitalia inaugurò il suo primo volo, era difficile immaginare una storia tanta travagliata. Ma in 71 anni di vita i momenti difficili sono stati tanti, compreso un periodo di amministrazione straordinaria ormai agli sgoccioli.

Fino agli anni Novanta i conti in realtà sorridono, prima di un peggioramento degli affari con le perdite che si sommano di anno in anno e la concorrenza delle low cost. Poco prima del 2000 fallisce la fusione con Klm, che recede anche da una joint-venture e dopo un arbitrato internazionale paga ad Alitalia ben 250 milioni di euro.

Flop Cai e mancata cessione ad Air France

La situazione dopo il crollo delle Torri Gemelle del 2001 però non migliora e finalmente nel 2008 arriva la privatizzazione con i capitani Coraggiosi della Cai (Compagnia aerea italiana), che acquistano il 100% degli asset. Si tratta di un gruppo di imprenditori rigorosamente italiani chiamati in causa dall’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Niente cessione ad Air France (errore che si rivelerà gravissimo in seguito) e il tentativo, poi fallito, di puntare sul traffico domestico. Nel 2014 entra anche Poste Italiane con poco meno del 20%, poi il primo gennaio dell’anno successivo Alitalia inizia a parlare arabo.

Il nullaosta dell’antitrust

Il motivo? Dopo il nulla osta dell’Antitrust dell’Unione europea, la compagnia di Abu Dhabi Etiha entra nell’azionariato con il 49% e prospetta una rivoluzione. La compagnia però non riesce a riprendersi neanche con l’azione degli emiri, tanto da arrivare a perdere quasi 1 milione al giorno. Secondo uno studio firmato Mediobanca dal 1974 al 2014 sono 7,4 miliardi di euro i soldi spesi dallo Stato per tenere in vita la compagnia.

2017, l’annus horribilis di Alitalia

Il 2017 è sicuramente l’anno più buio per la compagnia, ormai a serio rischio fallimento. Il 14 aprile è firmato un pre-accordo tra sindacati e azienda con 980 esuberi, ma il personale boccia l’intesa con un referendum dove i no vincono con il 67%. Il 2 maggio è allora inevitabile l’inizio dell’amministrazione straordinaria con la triade formata da Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari.

Il sostegno dello stato

Per sostenere le casse di Alitalia viene erogato un prestito ponte statale di 900 milioni, in scadenza il 15 dicembre 2018. Al 30 settembre in cassa, secondo quanto spiegato ufficialmente, ci sarebbero 770 milioni, mentre nel terzo trimestre di quest’anno Alitalia ritrova un piccolo utile. Ora tutto dipende dalle mosse di Fs, che dopo l’eventuale offerta vincolante sarà affiancata da un partner industriale internazionale.

di Alessandro Banfo

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome