Cinquantacinque anni di sangue: tutte le vittime del calcio italiano

Daniele Belardinelli, il tifoso interista morto per le ferite riportate negli scontri prima di Inter-Napoli

MILANODaniele Belardinelli, il supporter interista di 35 anni che ha perso la vita nella notte dopo essere stato investito da un van a due chilometri dallo stadio San Siro, è il ventesimo tifoso italiano morto in situazioni legate a partite di calcio.

Giuseppe Plaitano, morto per un calcio di rigore non concesso

La prima drammatica circostanza è datata 28 aprile 1963. Allo stadio Vetusti di Salerno arriva il Potenza ‘dei miracoli’. I padroni di casa granata e i lucani si giocano la promozione in Serie B. All’80’ il centrocampista Visentin viene atterrato in piena area di rigore,  l’arbitro Gandiolo osserva e fa segno di proseguire, mentre il pubblico di casa reclama il penalty. E’ l’inizio della fine. I tifosi granata invadono il campo, la situazione diventa inarginabile. I poliziotti sparano colpi di pistola in aria per sedare i rivoltosi. Un proiettile colpisce il 48enne Giuseppe Plaitano allla testa.

Il derby del sangue

Roma, 28 ottobre 1979. All’Olimpico va in scena il derby, la partita più sentita dell’anno nella Capitale. A un’ora dal fischio di inizio del match, un razzo lanciato dalla Curva Sud attraversa in volo l’impianto e si spegne in Curva Nord. Il 33enne tifoso laziale Vincenzo Paparelli aveva appena addentato un panino con la frittata. Il razzo lo centrò all’occhio sinistro. L’uomo morirà poco dopo, in ospedale.

Gli anni Ottanta scanditi da quattro morti

Gli anni neri del calcio italiano. L’8 febbraio del 1984 il tifoso triestino Stefano Furlan perse la vita in seguito agli scontri con la polizia dopo la gara di Coppa Italia della sua Triestina contro l’Udinese. Poco più di sette mesi dopo, il 30 ottobre del 1984, Marco Fonghessi, sostenitore del Milan, fu accoltellato a morte da un gruppo di tifosi rossoneri che lo scambiarono per un supporter della Cremonese. Quattro anni più tardi, fu la volta di Nazzareno Filippini: il 9 ottobre del 1988, il tifoso dell’Ascoli morì dopo il corpo a corpo con alcuni tifosi dell’Inter fuori dallo stadio ‘Del Duca’. Il 4 giugno del 1989, il 18enne tifoso giallorosso Antonio De Falchi viene aggredita da una ventina di ultras del Milan. Lo stroncherà un arresto cardiaco. Riuscì a cavarsela, Ivan Dell’Olio, il 14enne tifoso del Bologna che si stava recando a Firenze per assistere al match Fiorentina-Bologna. Dei tifosi viola lanciarono molotov all’interno di un vagone del treno che stava attraversando gli Appennini. Il 14enne riportò bruciature sul 75% del corpo, rimanendo sfigurato per sempre.

Le nove vittime degli anni Novanta

Ad aprile il decennio buio fu Celestino Colombi. Aveva 42 anni e tifava per l’Atalanta. Al termine di un match con la Roma, il 10 gennaio del 1993, rimase coinvolto per caso negli incidenti con la polizia. Morì a causa di un infarto. Salvatore Moschella di anni invece ne aveva 22. Alla fine della partita con Ragusa-Messina del 30 gennaio 1994, si trovava in treno e subì un’aggressione dei tifosi messinesi. Quando il convoglio arrivò nei pressi della stazione di Acireale, decise di lanciarsi dal finestrino per mettersi in salvo. Non andò così. Un anno dopo, il 29 gennaio del 1995, a Marassi era di scena Genoa-Milan. Il tifoso rossoblù Vincenzo Spagnolo fu accoltellato da un gruppo di supporter del ‘Diavolo’. Il primo febbraio del 1998 a morire fu Fabio Di Maio, dopo gli scontri avvenuti tra ultras e tifosi trevigiani al termine di una gara con il Cagliari. La mattanza del 24 maggio 1999: Simone Vitale (21 anni), Giuseppe Diodato (23enne), Vincenzo Lioni e Ciro Alfieri (entrambi 15enni), persero la vita il giorno dopo Piacenza-Salernitana mentre tornava in Campania. Nel treno in cui viaggiavano fu appiccato un rogo dai tifosi piacentini.

L’escalation infinita

Antonino Currò, 24 anni e una vita ancora tutta da vivere, durante la partita tra il suo Messina e il Catania venne colpito da una bomba carta. Era il 17 giugno 2001. Al Partenio di Avellino il 20 settembre del 2003 c’era lo spettacolo del derby tra gli irpini e il Napoli. Sergio Ercolano, tifoso azzurro, precipitò nel vuoto dopo gli scontri con la polizia. Il 27 gennaio del 2007 il dirigente della Sammartinese Ermanno Licursi intervenne in campo per sedare una lite. Ebbe la peggio, morendo al rientro negli spogliatoi. Uno dei giorni più bui nella storia della città di Catania è senza dubbio il 2 febbraio 2007. Quel giorno fuori dallo stadio Massimino, dopo il derby con il Palermo, perse la vita il poliziotto Filippo Raciti, vittima degli scontri post partita. Il tifoso biancoceleste Gabriele Sandri, invece, morì in circostanze lontane al terreno di gioco. Il 28enne fu colpito da un proiettile vagante sparato dall’agente Spaccarotella nella stazione di servizio Badia al Pino. Il poliziotto era intervenuto per mettere fine agli scontri tra tifosi laziali e juventini. Il 30 marzo del 2008 il 28enne tifoso del Parma Matteo Bagnaresi venne travolto e ucciso da un pullman di tifosi della Juventus diretti a Torino. L’incidente avvenne nella stazione di servizio ‘Crocetta’ tra Alessandria e Asti. Domenica 3 maggio 2014, a Roma va in scena la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. La coppa fu alzata dagli azzurri, ma tutti ricordano quella partita per le condizioni inverosimili in cui fu disputata dalle due contendenti. Prima della partita, il tifoso azzurro Ciro Esposito venne ferito da un colpo di pistola a pochi metri dall’Olimpico. Il 31enne si spense dopo 50 giorni di agonia.

I continui focolai di guerra all’estero

Lo scorso 24 novembre a Buenos Aires si registrarono scontri a poche ore dal match di ritorno valido per la finale di Copa Libertadores tra River Plate e Boca Juniors. Prima si decise per il posticipo di un’ora del fischio d’inizio, poi per il giorno dopo. La tensione, nella capitale Argentina, col passare delle ore salì così tanto da far optare la Conmebol per il trasferimento della finale a Madrid. Qualcuno, nel paese dell’Albiceleste, parlò di “morte del calcio argentino”. La stessa frase che viene scandita a più riprese oggi dopo la morte di Daniele Belardinelli.

 

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