Clan dei Casalesi, sequestrate le lettere del boss Enrico Martinelli

Erano dirette al figlio Emilio, per gli inquirenti il nuovo capo della cosca sanciprianese. A mettere in allerta gli investigatori il tentativo del mafioso di sfuggire ai controlli inserendole in buste dove il destinatario fittizio era la moglie Nunzia

S. CIPRIANO D’AVERSA – Bloccate alcune lettere che Enrico Martinelli, killer del clan dei Casalesi, aveva inviato dal carcere alla moglie Nunzia Del Villano (cognata del mafioso Vincenzo Schiavone ‘o petillo). Se sono state fermate e sequestrate è perché, hanno accertato gli investigatori, i messaggi che contenevano avevano, in realtà, un destinatario diverso rispetto a quello fittiziamente indicato sulla busta. Spieghiamo meglio: il boss Enricuccio, detenuto al 41 bis, aveva inserito all’interno di queste missive degli scritti diretti non alla consorte, ma al figlio Emilio, alias ‘o barone, ora 33enne, residente ad un indirizzo diverso rispetto a quello dove vive la mamma. E quindi? In questo modo è stato violato il divieto stabilito dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per i detenuti sottoposti al carcere duro: chi è al 41 bis può scrivere solo ai conviventi.

Il sequestro di tali lettere venne disposto dal giudice per le indagini preliminari di Napoli il 13 ottobre 2022. Contro tale decisione, la difesa del mafioso aveva presentato ricorso prima al Tribunale di Napoli, che confermò il blocco, e poi alla Cassazione. Il difensore di Martinelli, l’avvocato Carlo De Stavola, aveva chiesto di annullare il sequestro sostenendo che il divieto di inserire in una missiva uno scritto indirizzato ad un familiare non convivente non è previsto da alcuna norma dell’ordinamento penitenziario, e neppure da alcun regolamento del Dap. “Appare quindi illegittimo il trattenimento della corrispondenza – aveva messo nero su bianco l’avvocato – giustificato non dal suo contenuto ma solo dall’inserimento di più missive in un’unica busta, non avendo il Tribunale neppure motivato sul perché tale condotta metta in pericolo l’ordine o la sicurezza pubblici”.

La Cassazione, respingendo la tesi del legale, ha ricordato, invece, che “il divieto di inserire in un’unica busta missive indirizzate a persone diverse dal destinatario e non conviventi è specificamente previsto dalla circolare del Dap numero 3676 del 2 ottobre 2017”. Inoltre per la Suprema corte nel caso Martinelli c’erano anche “evidenti ragioni di sicurezza” che giustificano lo stop alle lettere. “L’inserimento di una missiva destinata ad altra persona in una busta indirizzata ad un preciso destinatario – hanno ricordato gli Ermellini – mira ad eludere il controllo sulla corrispondenza inviata dal detenuto sottoposto al regime differenziato di cui all’articolo 41-bis dell’ordinamento penitenziario, perché in tal modo viene occultato il nominativo del destinatario di quella missiva. Tale modalità, inoltre, è idonea a veicolare messaggi criptici o ad imporre contatti tra il destinatario manifesto e quello occultato, in quanto obbliga il primo a recapitare la missiva a quest’ultimo”.

Emilio Martinelli, che avrebbe dovuto ricevere quelle lettere, è stato arrestato l’anno scorso con l’accusa di associazione mafiosa. Per gli inquirenti della Dda di Napoli, il 33enne è il nuovo capo dell’ala mafiosa sanciprianese: aveva inizialmente affiancato, in questo ruolo di vertice, Oreste Reccia, storico affiliato, conosciuto come Recchia ‘e lepre, scarcerato nel 2020, e quando quest’ultimo è stato riportato in cella (con una nuova accusa di mafia ed estorsione), ‘o barone si sarebbe ritrovato da solo alla guida della compagine.

Tra i business che, stando alle indagini di Squadra mobile di Caserta e dei carabinieri del Nucleo investigativo di Aversa, avrebbe gestito, ci sono non solo estorsioni, ma anche lo spaccio di droga, sfruttando, a quanto pare, i suoi contatti con i Marino di Napoli, l’autonoleggio di vetture e le truffe legate ai bonus collegati al mondo dell’edilizia. Il suo ipotizzato ruolo di leader nel clan dei Casalesi era già emerso nell’attività investigativa che nel 2021 portò alla cattura di Reccia e in quella che nel novembre 2022 fece scattare 34 ordinanze, maxi-operazione che puntò a colpire le nuove strutture organizzative che si erano date i Bidognetti e gli Schiavone.

Emilio Martinelli, prima del suo arresto, sarebbe anche entrato in conflitto con l’ala che fa capo alla famiglia di Sandokan: emblematica una conversazione tra Vincenzo D’Angelo Biscottino (dal dicembre 2022 pentito) genero di Francesco Bidognetti, e Ivanhoe Schiavone, figlio del capoclan Francesco Sandokan. Nel corso della loro chiacchierata, intercettata dai carabinieri nel 2021, i due criticavano l’atteggiamento di ‘o barone e D’Angelo, inoltre, riportò a Ivanhoe le sue dichiarazioni inerenti alla decisione di voler far parte di “un’altra famiglia” distaccandosi dagli Schiavone.

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