Covid-19, il plasma dei guariti per curare i malati: la sfida del San Matteo di Pavia

È partita anche la ricerca dello sviluppo degli anticorpi nelle persone che guariscono dal Covid-19

PAVIA – Nel laboratorio del Policlinico San Matteo di Pavia il coronavirus si sfida giorno per giorno. Ci sono i tamponi che vengono elaborati, in poco più di un mese 15-16mila, (5mila dei quali risultati positivi) provenienti da tutta la Lombardia, e poi il fronte della ricerca. Che si sviluppa in diverse direzioni in una sorta di strategia di accerchiamento per combattere “un nemico subdolo, cattivo, che va contrastato il più possibile”. Ne parla così Fausto Baldanti, professore dell’Università di Pavia e responsabile dell’Unità di Virologia molecolare del Policlinico San Matteo.

Una strategia già seguita in Cina

C’è un fronte scientifico che prende il là da questo presupposto: partire dal plasma dei guariti che potrebbe essere usato per trattare i malati di Covid-19. Una strada già seguita in Cina e intrapresa anche a Pavia. “Il plasma iperimmune è quello dei pazienti che sono guariti e che hanno evidenza di questi anticorpi che neutralizzano l’attività infettiva del virus. Noi siamo nella fase dell’identificazione di coloro che li hanno per poterli raccogliere e utilizzare”, spiega Baldanti. E poi avverte: “Al momento, non abbiamo ancora dati sui pazienti in vivo, perché stiamo preparando tutte le informazioni di base. Questa non è una cosa inventata da zero, perché un approccio del genere è già stato seguito per trattare pazienti con Ebola e con la Sars. E in quei casi aveva dato buoni risultati”.

Sta di fatto che dalla notte del 20 febbraio, quando è stato diagnosticato il primo caso di Covid-19 nel laboratorio del San Matteo di Pavia e dell’ospedale ‘Luigi Sacco’ di Milano, sono molteplici gli studi per arrivare alla soluzione. L’idea che accompagna l’attività del team del San Matteo è “di trovare il punto debole di questo agente e di colpire lì dove gli farà più male”, spiega Baldanti. In questo senso, “abbiamo sviluppato dei test diagnostici più veloci di tipo molecolare”.

La ricerca degli anticorpi

E non solo. È partita anche la ricerca dello sviluppo degli anticorpi nelle persone che guariscono dal Covid-19. “Questo ci aiuterà a capire le persone che possono guarire”, sottolinea il professore dell’ateneo di Pavia. Che va oltre: “Gli anticorpi presenti nel sangue di questi pazienti si chiamano neutralizzanti, perché sono in grado di neutralizzare il virus, cioè di impedirne la crescita”. Come? “Questo lo possiamo verificare su colture cellulari. È per questo che si isola il virus. Si cerca di impedirne la replicazione in coltura, mettendolo a contatto con il serio dei pazienti guariti, trovando, quindi, i pazienti che hanno questi anticorpi nel sangue. Questo può diventare un farmaco, una terapia per i pazienti malati”. Potrebbe essere una svolta, ma serve tempo. Ad ogni modo, è un lavoro condotto “su scala molto estesa. Stiamo analizzando decine e decine, siamo alle centinaia di pazienti guariti, donatori di sangue ma anche convalescenti – sottolinea – che abbiano queste caratteristiche”.

Tutti i fronti della ricerca

Ma c’è anche un altro fronte che il laboratorio del San Matteo di Pavia sta passando al setaccio. “Un’altra ricerca importante che stiamo approcciando – chiarisce Baldanti – è quella di verificare se questo virus, passando da uomo a uomo, non abbia modificato le sue caratteristiche genetiche. E, quindi, poter prevedere come si svilupperà questa epidemia nel futuro. Non solo per noi ma anche per tutti quelli che si troveranno ad affrontarla in un prossimo e immediato futuro”. E non finisce qui. Ci sono anche “ricerche più fini che stiamo conducendo a livello di Unione europea dove, oltre agli anticorpi totali raccolti così, si può immaginare di identificarne magari uno solo, molto potente, che può essere sviluppato come farmaco in senso stretto. Questa è un po’ più difficile come ricerca, ma c’è in prospettiva anche questa possibilità”. Insomma, una battaglia senza confini.

(LaPresse/di Stefano Bertolino e Luca Rossi)

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