Ddl Zan, Draghi: “Stato laico, il Parlamento è libero”. Ma resta scontro nella maggioranza

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Mario Draghi

ROMA “Il nostro è uno Stato laico, non è uno Stato confessionale. Quindi il Parlamento è certamente libero di discutere e di legiferare”. Mario Draghi, intervenendo in Senato attraverso quelle che lui stesso definisce “considerazioni ovvie”, replica alla “nota verbale” arrivata dalla Santa Sede per chiedere “una diversa modulazione” del ddl Zan.

Laicità, sottolinea il premier citando la storica sentenza della Corte Costituzionale del 1989, che “non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso”, ma piuttosto “tutela del pluralismo e delle diversità culturali”. In Parlamento, nella sede opportuna, così come anticipato alla stampa, il presidente del Consiglio, prende posizione e rassicura Oltretevere circa le possibili violazioni del Concordato. “Il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per assicurare che le leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali”.

L’ex presidente Bce elenca i controlli di costituzionalità preventivi che vengono fatti nelle competenti commissioni parlamentari, l’esame dell’aula e poi il check successivo della Corte Costituzionale. Draghi non entra nel merito del provvedimento, trattandosi di una legge di iniziativa parlamentare – “il Governo la sta seguendo ma questo è il momento del Parlamento, non è il momento del Governo”, sottolinea – ma dà la rotta circa la posizione dell’Italia sui diritti. “Ieri”, rivendica, il nostro Paese “ha sottoscritto con altri 16 Paesi europei una dichiarazione comune in cui si esprime preoccupazione sugli articoli di legge in Ungheria che discriminano in base all’orientamento sessuale”.

Dell’autonomia di Camera e Senato si fa garante anche Roberto Fico

“E’ molto semplice, il Parlamento è assolutamente sovrano, i parlamentari decidono in modo indipendente quello che vogliono o non vogliono votare”, mette in chiaro. Di più. “Noi come Parlamento non accettiamo ingerenze, il Parlamento è sovrano e tale rimane sempre”, è la precisazione.

L’intervento del presidente della Camera prima e del premier poi, però, altro non fanno che ricomporre gli schieramenti a favore e contro la legge. Plaudono Pd e M5S. “Ci riconosciamo completamente nelle parole di Draghi in Parlamento sulla laicità dello Stato e sul rispetto delle garanzie”, cinguetta prontamente Enrico Letta e anche i pentastellati si dicono “molto soddisfatti” della precisazione arrivata dal presidente del Consiglio.

“Laicità dello Stato non è laicismo di Stato” cinguetta invece senatore della Lega Simone Pillon. Il braccio di ferro, dai social, si sposta in conferenza dei capigruppo. Il presidente della commissione Giustizia e relatore del ddl, Andrea Ostellari, partecipa in rappresentanza della Lega e, insieme al collega di FdI chiede di sospendere l’iter della legge data la nota verbale della Santa Sede.

Pd, M5S, Iv e Leu insistono per calendarizzare il provvedimento

“Si vada in aula la settimana del 13 luglio”, chiedono. “C’è una precisa norma costituzionale che garantisce il Concordato e quando ci sono controversie bisogna attuare tutte le verifiche. Portare il ddl Zan in Aula è un attentato alla Costituzione”, attacca Ignazio La Russa (FdI). L’unanimità necessaria, in ogni caso non c’è. L’ultima parola sta all’aula, che voterà il calendario definitivo 6 luglio. (LaPresse)

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