Deforestazione, il Sud rischia di più

Deforestazione, il sud rischia di più
Deforestazione, il sud rischia di più

NAPOLI – Deforestazione, i paesi mediterranei sono spacciati. Questa è la conclusione alla quale giunge uno studio pubblicato sulla rivista scientifica dalla Global Enviromental Change. Ai ritmi attuali, più della metà delle foreste presente nei paesi europei bagnati dal Mar Mediterraneo – e quindi anche l’Italia – sparirà e le misure di contrasto e prevenzione messe in campo dalle istituzioni non basteranno per frenare la progressiva desertificazione e cementificazione. 

In particolare, saranno i paesi meridionali a subirne le maggiori conseguenze. Lo studio parla infatti di una perdita di verde compresa tra il 52%-72% del patrimonio boschivo esistente. 

Le conseguenze potrebbero essere devastanti. Sappiamo bene che quando parliamo di tutela dell’ambiente trattiamo di una questione cruciale non per il pianeta in sé, che continuerà a esistere, ma per la sopravvivenza degli esseri umani. 

Il pianeta è la nostra casa e alterare gli equilibri ambientali causa problemi soltanto a noi che troveremo sempre più difficoltà a vivere di questo passo. Le foreste svolgono un ruolo fondamentale per l’equilibrio dei nostri ecosistemi. Innanzitutto, grazie alla fotosintesi clorofilliana, sono responsabili della cattura dell’anidride carbonica e dell’immissione dell’atmosfera dell’ossigeno. Riducendo il nostro patrimonio verde e non fermando la produzione di CO2 rischiamo seriamente di far saltare questo meccanismo. Inoltre mettono in sicurezza i nostri terreni dal rischio di frane e di alluvioni. 

Una delle strategie messe in campo per fermare il fenomeno della deforestazione è quello della migrazione assistita. Ovvero la piantumazione di determinate specie di alberi che possono adattarsi facilmente a un cambio di ‘dimora’. Questa strategia otterrebbe buoni risultati nei paesi settentrionali ma non in quelli meridionali. Nei primi riuscirebbe infatti a contenere, e anche di molto, i danni dal riscaldamento climatico. La perdita di biodiversità stimata dallo studio è stimata infatti intorno al 15%. 

Discorso molto diverso per il Meridione. E così, senza un cambio di rotta netto e deciso, le conseguenze a cui andremo incontro tra non molti anni appaiono inevitabili: diminuzione della produttività globale; aumento dei gas serra (CO2); aumento di temperatura locale e globale; impoverimento del suolo; riduzione delle piogge e modifica e perdita di habitat naturali. 

La geografia politica e demografica del pianeta potrebbe presto subire delle grande modifiche. Cambiamenti che sono in atto già adesso. 

Nel 2022, si stima che più di 32 milioni di persone si sono allontanate dal proprio paese di origine a causa di disastri naturali causati dai cambiamenti climatici. Un fenomeno, anche questo, che sembra destinato ad acuirsi nei prossimi anni e che ha registrato un costante aumento. Il futuro appare tutt’altro che roseo e tensioni e conflitti, nonché con cataclismi climatici che sono alle porte se non già in atto. 

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