Doppio lavoro, 411 docenti universitari nel mirino della Finanza

Per gli inquirenti oltre ad insegnare svolgevano attività private. Dovranno risarcire l’erario statale per milioni di euro

Foto LaPresse - Claudio Furlan

ROMA (Ciro Iavazzo) – Blitz della Guardia di finanza in diversi atenei italiani, individuati 411 docenti con il doppio lavoro. E’ questa infatti l’accusa che le fiamme gialle hanno rivolto agli insegnanti di numerose università italiane, soprattutto Architettura, Chimica e Ingegneria. Avrebbero sottratto del tempo al loro incarico pubblico per svolgere attività private, violando così la normativa in materia. L’indagine è partita dal presidente della Corte dei Conti, che già ad inizio anno (giudiziario) aveva dimostrato quanto potesse rimpolpare l’erario un’attività simile. L’operazione, però, sembra essere solo all’inizio: nelle prossime settimane nel mirino della Gdf finiranno i dipartimenti di Economia, Medicina e Giurisprudenza, in un nuovo filone che potrebbe portare alla luce centinaia di altri trasgressori.

Milioni da versare come risarcimento

Sono già 42 i milioni che la Corte dei Conti, e in alcuni casi la magistratura ordinaria, hanno richiesto a gran parte dei docenti, anche se la stima prevede un introito per le casse pubbliche di almeno il doppio. I docenti identificati non avrebbero rispettato la legge in materia: i dipendenti pubblici devono garantire 350 ore lavorative, un lasso di tempo che ovviamente impedisce di svolgere ogni altra attività. Nel caso degli insegnanti, secondo l’accusa sarebbe stato sottratto del tempo ai propri incarichi (ricerca, tutorato, orientamento) per dedicarsi al doppio lavoro.

Lombardia e Campania in cima alla classifica

Le regioni con il più alto numero di docenti con il doppio lavoro risultano essere la Lombardia e la Campania, il Politecnico di Milano e la Federico II di Napoli. Sono 60 gli insegnanti identificati in Lombardia, 49 in Campania. Sul podio anche il Lazio con 38. Le presunte irregolarità sarebbero state smascherate dalle fiamme gialle grazie ad un duro lavoro partito dalle verifiche delle ore effettive che il docente in questione garantiva, fino ad un’analisi delle partite iva. Coinvolte tutte le regioni italiane, con i 35 casi in Sicilia fino ai 5 del Friuli Venezia Giulia.

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