Gli untori

Vincenzo D'Anna, ex parlamentare

Tanto tuonò che piovve. Il Coronavirus ha varcato le frontiere italiane ed ha, finora, mietuto già due vittime fra la trentina di contagiati accertati nel nostro Paese. Una media del 6%: il doppio più alta di quella registrata in Cina, ove il morbo ha avuto origine. E tuttavia continuo ed essere uno dei pochi, purtroppo, che minimizza gli eventi tentando di non lasciarsi prendere la mano da infauste previsioni. Dico questo non perché sia di indole ottimistica ma perché credo che in determinati frangenti sia profondamente sbagliato strumentalizzare i fatti rendendoli peggiori di quello che essi effettivamente sono. Più che il C19 potrebbe, infatti, essere il panico a generare danni economici, pericoli, inconvenienti e disagi ancora più gravi alla popolazione.

Un prestigioso ospedale inglese, l’Imperial College di Londra, ha diffuso una statistica epidemiologica piuttosto rassicurante sulla reale portata del morbo. Ebbene, alla luce di questi dati, è emerso un dettaglio rasserenante sulla mortalità connessa alla temuta malattia. Nella città di Wuhan in Cina, i contagiati curati dal sistema sanitario locale sarebbero stati, finora, 80mila con una mortalità di poco inferiore al 3%. I contagiati totali, compresi cioè quelli che non si sono recati nei centri ospedalieri predisposti sul posto, sarebbero addirittura dieci volte maggiori: ovvero 800mila persone. Il che porta la percentuale dei deceduti allo 0,3%. Ben al di sotto, dunque, della percentuale di vittime che si registra normalmente con l’influenza invernale. In questa ottica, di sicuro più razionale, l’epidemia viene derubricata al rango di “virosi respiratoria”, certo importante e pericolosa, ma che nulla ha a che vedere con i flagelli che afflissero l’umanità nelle epoche passate. A cominciare dalla tristemente nota “Spagnola”, che fece più di venti milioni di morti in tutto il mondo, tra il 1918 ed il 1920.

Chiariamo subito, a scanso di equivoci: non ci si può cullare sugli allori solo perché il numero delle vittime sarà più basso di quello ipotizzato. Nessun prezzo in vite umane, infatti, è mai a buon mercato. Tantomeno sono accettabili i ragionamenti comparativi tra due epoche diverse, atteso che oggi, nel mondo, operano istituzioni sanitarie coordinate ed attrezzate proprio per fronteggiare tali tipi di epidemie sulla scorta dei servizi che vengono offerti dai moderni sistemi sanitari. In particolare quello italiano, assolutamente valido e diffuso. Un sistema, per intenderci, in grado di diagnosticare in poche ore la malattia con un semplice prelievo. E’ anche vero, purtroppo, che allo stato non esistono ancora cure in grado di debellare il C19, una forma di virus legata alla specie animale che “impara” a colpire l’uomo in determinate condizioni di scarsa igiene e sovraffollamento che ne condizionano il “salto di specie”.

Questa, per intenderci, la parte scientifica degli eventi che, come spesso capita in Italia, è accompagnata dalla costante presenza speculativa della politica politicante e dal clamore esagerato di una certa stampa che insegue il sensazionalismo. Un combinato disposto tra i diversi “allarmismi”, che alimenta ansie e disinformazione in una popolazione, la nostra, spesso priva di auto-controllo e disciplina.

Ora, se i politici che parlano di scienza risultano goffi, ancor più lo sono gli uomini di scienza che si propongono come politici. Forse è questo il caso del prof. Roberto Burioni che, assurto a notorietà, lancia proclami come depositario dell’ortodossia scientifica, consigliando, con toni quasi apocalittici, in uno con alcuni giornalisti e politici, una quarantena totale in tutte le zone interessate dal virus, nonché la chiusura di tutti i varchi e le frontiere. Decine di migliaia di persone sarebbero così costrette a vivere in isolamento, con buona pace dei diritti costituzionali e delle necessarie libertà di poter continuare a vivere e a lavorare. Eppure non siamo la Cina, né per l’incidenza del morbo, né per la scarsità dei diritti civili e delle libertà individuali riconosciuti e praticati nel Paese della “Grande Muraglia”. Non ricorrono, in casa nostra, gli estremi per una sorta di “legge marziale”, ne può la smania della polemica, scientifica (oppure politica), piegare lo Stato di diritto e sovvertire la vita di milioni di cittadini come se i Lanzichenecchi e la peste fossero alle porte. Ci pensino soprattutto quei politici che polemizzavano già da tempo, aspettando l’arrivo del contagio e dei morti a Lampedusa. Invece se li sono ritrovati in Lombardia, senza poter dar sostegno alle loro tesi, che si sarebbero di certo esacerbate qualora, putacaso, il C19 si fosse diffuso…all’ombra del Vesuvio!!

La sorte ed i virus, infatti, sono spesso beffardi e non rispondono alle logiche speculative di alcun genere. In realtà questa storia racconta per taluni aspetti la provvidenza manzoniana: quella sorta di speranza e di fede rivolta sempre al bene, anche se, a ben vedere, proprio in questi eventi inattesi, sempre assonanti alla reminiscenza dei “Promessi Sposi”, non manca neanche chi ci vuol far vedere la farina per la neve, e chi continua nella caccia degli “untorelli” per sollecitare agitazioni e rivolte sociali.

*ex parlamentare
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