Industria, Pmi italiano sotto 50. Ma difficoltà eurozona è generale

La nuova tornata di rilevazioni dell'indice Pmi manifatturiero realizzata in marzo da Ihs Markit porta brutte notizie per l'eurozona, e in particolare per le due economie più in difficoltà dal punto di vista della crescita: quelle di Italia e Germania.

Foto LaPresse - Francesco Moro .

MILANO – La nuova tornata di rilevazioni dell’indice Pmi manifatturiero realizzata in marzo da Ihs Markit porta brutte notizie per l’eurozona, e in particolare per le due economie più in difficoltà dal punto di vista della crescita: quelle di Italia e Germania. Partendo dall’area dell’euro nel suo complesso, le condizioni descritte dalle circa tremila aziende consultate nell’ambito della ricerca portano il dato a 47,5 punti, in calo sia rispetto ai 47,6 anticipati nella stima flash che rispetto ai 49,3 del dato finale di febbraio. Era dall’aprile del 2013, quindi quasi sei anni fa, che non si toccava un minimo del genere. Il terzo mese del 2019 è inoltre il secondo consecutivo in cui l’indice si posiziona al di sotto di quota 50, il valore cioè che separa l’espansione delle attività dalla loro contrazione. “La rilevazione di marzo è indicativa di un crollo della produzione ad un tasso trimestrale di circa l’1%, suggerendo che la ripresa di gennaio sia stata causata da fattori eccezionali di fine anno e ha avuto vita breve”, sintetizza Chris Williamson, chief business economist presso Ihs Markit, osservando come l’attuale peggioramento abbia una natura “di carattere generale”.

I dati


L’Austria risulta in effetti in stallo, la Spagna avvicina la stagnazione e i Paesi Bassi vedono la loro crescita perde considerevolmente vigore. Francia, Germania e Italia, intanto, si posizionano – così come l’indice generale – sotto i 50 punti. Berlino, in particolare, scivola a 44,11 dai 47,6 del mese precedente, deludendo le attese degli analisti. Mentre la situazione italiana vede la produzione diminuire per l’ottavo mese consecutivo, i nuovi ordini contrarsi al tasso più veloce in quasi sei anni e l’ottimismo, pur rimanendo positivo, scendere leggermente rispetto a febbraio. In cifre, il calo è a 47,4 punti dai 47,7 di febbraio. Con prospettive tutt’altro che rossee: la flessione della produzione infatti “destinata a continuare durante il secondo trimestre”, secondo l’autore del report, Amritpal Virdee. A segnalare il rischio che il recupero osservato a inizio 2019 dall’industria possa rivelarsi “un rimbalzo tecnico di breve durata” è quindi Paolo Mameli, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Mentre dai corpi intermedi arriva un appello: “Ci vuole un patto per lo sviluppo che coinvolga sindacato ed imprese”, auspica Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec nazionale.


di Marco Valsecchi

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome