Kenya, l’Alta corte rifiuta di depenalizzare l’omosessualità

La richiesta delle associazioni di difesa dei diritti delle persone Lgbt è stata "respinta" dal giudice

NAIROBI – L’Alta corte del Kenya ha rifiutato di abrogare le leggi, risalenti all’epoca coloniale, che considerano l’omosessualità un reato. La motivazione dei giudici è che abolirle avrebbe aperto la via alle unioni tra persone dello stesso sesso. “Riteniamo che le sezioni contestate” del codice penale “non siano incostituzionali”, ha dichiarato la giudice Roselyne Aburili. Precisando poi che la richiesta delle associazioni di difesa dei diritti delle persone Lgbt è stata “respinta”.

La decisione dell’Alta corte del Kenya

Una sezione prevede quindi che chiunque abbia una “conoscenza carnale (…) contro l’ordine naturale” possa essere incarcerato per 14 anni. E chi compia “pratiche indecenti tra uomini” possa essere condannato a 5 anni di carcere. Secondo le organizzazioni, le leggi violano invece il diritto alla dignità delle persone e alimentano l’odio nei confronti degli omosessuali.

L’omosessualità in Kenya è un reato

Per la giudice, infatti, l’abrogazione avrebbe inevitabilmente aperto alla convivenza delle coppie omosessuali con accordi “simili al matrimonio”. E“avrebbe aperto direttamente la porta alle unioni tra persone dello stesso sesso”. Ha aggiunto poi che la questione dell’omosessualità era stata evocata al momento della redazione della Costituzione, approvata con referendum nel 2010. E che i kenyani non avevano “ritenuto saggio prevedere il matrimonio tra persone dello stesso sesso”. La giudice ha anche sottolineato che l’articolo 45 della Costituzione dedicata alla famiglia specifica che “ogni persona adulta ha il diritto di sposarsi con una persona del sesso opposto”.

(LaPresse/AFP)

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