La lira turca torna a rialzare la testa anche se solo in modo parziale

Il clima di tensione, però, non si è ancora dissolto

LP / AFP PHOTO / Adem ALTAN
di Marco Valsecchi

MILANO (AWE/LaPresse) – Dopo il rallentamento di ieri, la lira turca torna finalmente a rialzare la testa, per quanto in modo assolutamente parziale. Quando in Italia è ormai sera, la valuta sta recuperando oltre l’8% rispetto al dollaro. Col cross tra le due monete che si attesta in area 6,3. Positiva anche la Borsa di Istanbul. Dove l’indice di riferimento Bist 100 ha messo a segno un moderato ma incoraggiante rialzo dello 0,79% a 93.418,65 punti.

Non che il clima di tensione si sia dissolto sul Bosforo. Tutt’altro. Il presidente Recep Tayyip Erdogan è tornato infatti a lanciare i propri strali in direzione di Washington, minacciando il boicottaggio dei prodotti elettronici statunitensi. “Se hanno l’iPhone, c’è un Samsung dall’altra parte“, ha affermato in un discorso tenuto ad Ankara il leader turco, citando l’iconico prodotto Apple e il marchio della Corea del Sud. “Abbiamo i nostri Venus e Vestel“, ha quindi aggiunto, con un riferimento a due brand turchi. Vestel, in particolare, ha subito reagito in Borsa, col titolo che attualmente guadagna oltre sei punti percentuali. Un passaggio, quest’ultimo, che a Vestel è valso una seduta particolarmente positiva proprio in Borsa. Col titolo che ha segnato un rialzo del 4,55%.

Lo stesso Erdogan, pur ammettendo problemi come l’inflazione e l’aumentare del disavanzo delle partite correnti, ha poi precisato

Grazie a Dio, la nostra economia funziona come un orologio“. Il problema emerso in questi giorni, sottolinea Richard Jenkins, gestore emerging market debt di State Street Global Advisor, sta però nella “diminuzione della fiducia degli investitori nella capacità della Turchia di risolvere le proprie significative sfide fiscali“. In quest’ottica, spiega l’esperto “i mercati seguiranno da vicino i macro obiettivi della Turchia per i prossimi anni”. Per stabilizzare la lira, servirebbero quindi “segnali che indicano che la leadership del paese è pronta a concentrarsi su una crescita più lenta. Sforzi credibili per ridurre l’inflazione sotto il 10% e indicazioni esplicite su come il paese prevede di gestire il conto corrente e le carenze di bilancio“.

Uscendo dal discorso prettamente economico, ad aiutare nell’immediato potrebbe essere anche una distensione dei rapporti con gli Usa legata al caso del pastore statunitense Andrew Brunson, attualmente agli arresti domiciliari in Turchia per accuse di terrorismo e spionaggio. Un’evoluzione, si vedrà in che direzione, dovrebbe arrivare già in settimana. Il legale di Brunson, Cem Halavurt, ha infatti confermato all’agenzia francese AFP di aver fatto nuovamente chiesto il rilascio, dicendo che “la corte dovrebbe comunicare la sua decisione nei prossimi tre giorni“. Per finire, una nota sui riflessi italiani della crisi turca. Il persistere delle nubi sulla situazione continua a pesare su Unicredit, segnalata giorni fa dal Financial Times come una delle banche più esposte in Turchia, tra quelle europee. L’istituto di piazza Gae Aulenti ha perso oggi il 2,04% a 13,146 euro. Un portavoce di Pirelli ha invece reso noto che la società non subirà impatti dal calo della lira. Il titolo del gruppo degli pneumatici ha chiuso a Piazza Affari in progresso dello 0,29% a 7,62 euro.

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