L’allarme del senatore Urraro: “Poche risorse per la giustizia”

Sul processo penale è chiaro: “L’obiettivo è la riduzione dei tempi processuali, anche attraverso la digitalizzazione”

NAPOLI – “Un giustizia meno ‘lumaca’ e più efficiente ma che necessita di maggiori risorse”. Sono le linee guida che traccia il senatore Francesco Urraro, un nome importante nell’avvocatura nazionale avendo ricoperto la carica di presidente dell’Ordine di Nola, dopo il via libera del Parlamento alla legge delega sulla riforma della giustizia. “L’attenzione nostra e del Parlamento è stata poter garantire la riforma. Per quel che concerne il processo penale – sottolinea l’esponente della Lega, membro tra l’altro della stessa Commissione Giustizia di Palazzo Madama – l’obiettivo è ovviamente la riduzione dei tempi processuali. Paradossalmente questo numero così elevato di pendenze ha rappresentato una possibilità di ricostruzione del sistema giudiziario penale che stava vivendo una crisi. Abbiamo lavorato in Commissione Giustizia anche per accelerare il processo penale attraverso la digitalizzazione”. Certo non mancano le criticità, ma proprio perché si tratta di una legge delega probabilmente in corso d’opera avrà i suoi ‘correttivi’ attraverso i decreti che servono per il via libera definitivo. “Sì, ci sono tante criticità: le evidenziamo, non le nascondiamo. In corso d’opera ce ne dovranno essere degli accorgimenti. C’è bisogno di una serie di decreti. Ora inizia un percorso, è un legge delega abbastanza ampia. Siamo in una fase che pone le condizioni per esercitare la delega. Su questo solco il Governo deve elaborare”. La questione è ora politica, insomma, un ulteriore ‘scoglio’ per misurare la tenuta dell’esecutivo Draghi.

RISORSE

Dal senatore Urraro, però, arriva il monito sui fondi: nell’ambito del Pnrr solo l’1% per il comparto giustizia. “L’ho detto al Congresso Unione Camere Penali. Noi abbiamo il più grande dispositivo finanziario europeo che si è mai visto nella nostra storia. Ahinoi perché Paese più colpito dalla pandemia. Rispetto al dispositivo generale dei 750 miliardi dell’Unione, all’Italia è destinata una somma di oltre 220 miliardi”. Solo una minima parte, però, andrà alla giustizia, che a onor del vero non è tra le priorità delle categorie per le quali l’Europa ci chiede interventi drastici per ottenere i soldi del Recovery. “Per la giustizia, per cui si sta investendo tanto per impegno e patologia sociale che questa pandemia riverserà nei tribunali all’esito della cessazione della normativa emergenziale che ha sospeso sostanzialmente tanto, noi abbiamo un investimento dell’1%, cioè intorno a poco più di 2 miliardi. Credo sia una somma da rivedere, riesaminare e rimodulare e la Lega è al Governo proprio per evidenziare queste criticità. Si parla tanto di riforma di riti e dei processi: il tema dell’ecosistema giustizia, però, non è solo il cambiamento del processo perché bisogna badare a tanti aspetti oggettivi come le piante organiche degli amministrativi, la loro formazione, i sottodimensionamenti, la strumentazione digitale, la stessa informatizzazione degli uffici giudiziari ma anche l’edilizia giudiziaria. Quante volte è capitato di tribunali che cadono a pezzi, per cui serve la manutenzione, spezzettati in più sedi e plessi perché non si riesce ad accentrare tutto in un’unica struttura per carenza di spazi. Nel settore giustizia non entra solo quella ordinaria ma anche quella penitenziaria: si pone anche l’architettura penitenziaria, alcune carceri sono una vergogna, in un’ottica istituzionale dove si deve rieducare e risocializzare il condannato e non affossarlo come sta succedendo. Deve essere ben altra la somma per questo settore, che è complicato”.

LA RIFORMA PENALE

“Tra le principali e salienti novità penso alla parte con conclusiva delle indagini preliminari che interviene soprattutto con l’obiettivo di rafforzare le garanzie dell’indagato e della persona offesa. Sull’udienza preliminare, altro snodo importante: si limita la previsione tramite l’estensione del catalogo dei reati con citazione diretta davanti al tribunale in composizione monocratica individuando i reati tra quelli puniti con la reclusione fino a 6 anni che non presentino particolari difficoltà di accertamento. Sui criteri di priorità per l’esercizio dell’azione penale prevedendo che gli uffici del pm nell’ambito dei criteri generali indicati con legge del Parlamento – e questo è un dato – individuino i criteri di priorità trasparenti che poi devono essere indicati nei progetti organizzativi che annualmente vengono predisposti dalle singole Procure della Repubblica. Questo al fine di selezionare le notizie di reato che devono essere trattate con precedenza rispetto alle altre, quindi anche con una graduazione tenendo conto anche del numero e di un utilizzo efficiente delle risorse disponibili”.

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