Maltempo, Coldiretti: -30% il prezzo tartufo, corsa agli acquisti

Non solo danni, il maltempo ha favorito un aumento delle nascite e un calo del 30% dei prezzi del tartufo bianco nell’ultimo mese. Con valori di appena 250 euro all’etto per pezzature medie attorno ai 20 grammi

Foto LaPresse - Matteo Corner

MILANO (LaPresse) – Maltempo, Coldiretti: -30% il prezzo tartufo, corsa agli acquisti. Non solo danni, il maltempo ha favorito un aumento delle nascite e un calo del 30% dei prezzi del tartufo bianco nell’ultimo mese. Con valori di appena 250 euro all’etto per pezzature medie attorno ai 20 grammi. Al borsino del tartufo di Alba online, punto di riferimento a livello nazionale. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che il clima anomalo segnato da diffuse precipitazioni ha creato le condizioni per vere e proprie offerte di fine stagione. Per il frutto più pregiato dell’autunno.

Con l’aumento delle raccolte le quotazioni – sottolinea Coldiretti – sono scese ai minimi degli ultimi anni. Il Tuber magnatum pico si sviluppa in terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione. Il risultato è un forte aumento degli acquisti. Favorito dall’aumento delle presenze in mostre, sagre e manifestazioni dedicate al tartufo ancora in corso lungo tutto lo stivale. Appuntamenti, sottolinea Coldiretti, che rappresentano un’ottima occasione per acquistare o assaggiarlo nelle migliori condizioni. E ai prezzi più convenienti ma anche per difendersi dal rischio dell’inganno con la vendita di importazioni low cost spacciate per italiane. Dal Piemonte alle Marche, dalla Toscana all’Umbria, dall’Abruzzo al Molise, ma anche nel Lazio e in Calabria sono numerosi i territori battuti dai ricercatori.

Maltempo, i prezzi possono salire per pezzature di maggiori dimensioni

I prezzi possono salire e di molto per pezzature di maggiori dimensioni. Fino a raggiungere cifre eclatanti come gli 85mila euro pagati da un giovane imprenditore di Hong Kong. Per l’esemplare dal peso di 880 grammi all’asta mondiale del tartufo bianco di Alba. Si stima che siano coinvolti complessivamente circa duecentomila raccoglitori ufficiali. Che riforniscono negozi e ristoranti e alimentano un business che comprensivo di indotto sviluppa un valore di circa mezzo miliardo di euro tra fresco, conservato o trasformato.

La vendita del tartufo è infatti solo la punta dell’iceberg. Di un fenomeno spinto dalla crescente attrattività del binomio cibo e territorio sulle destinazione del tempo libero. Tra le novità di quest’anno – afferma Coldiretti – la conferma da parte della Direzione generale agricoltura dell’Unione europea che funghi e tartufi spontanei raccolti in natura devono essere obbligatoriamente etichettati con il luogo di raccolta. Una misura importante – sostiene l’associazione – per evitare che prodotti stranieri vengano spacciati per italiani come purtroppo spesso è avvenuto fino ad ora.

Ecco dove nascono i tartufi

La ricerca dei tartufi, praticata già dai Sumeri, svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive. Dove rappresenta un’importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici. Il tartufo è un fungo che vive sotto terra ed è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali assorbiti dal terreno tramite le radici dell’albero con cui vive in simbiosi. Nascendo e sviluppandosi vicino alle radici di alberi come il pino, il leccio, la sughera e la quercia, il tartufo deve le sue caratteristiche (colorazione, sapore e profumo) al tipo di albero presso il quale si è sviluppato.

La forma, invece, dipende dal tipo di terreno: se soffice il tartufo si presenterà più liscio, se compatto diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio. I tartufi sono noti per il loro forte potere afrodisiaco e in cucina il tartufo nero viene per lo più utilizzato in cottura o per farcire, ma anche a crudo, tagliato a fettine e messo su piatti di pasta fresca. Il bianco (tuber magnatum pico) invece va rigorosamente gustato a crudo su cibi come la fonduta, i ‘tajarin’ al burro e i risotti.

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