Minacce di morte dai Casalesi, il direttore Bertone in udienza: “Parole da far gelare il sangue”

Maria Bertone, direttore di Cronachedi.it, Cronache di Napoli e Cronache di Caserta
Maria Bertone, direttore di Cronachedi.it, Cronache di Napoli e Cronache di Caserta

NAPOLI (Antonio Di Somma) – “Quando ho letto quella lettera, in cui un affiliato al clan dei Casalesi, all’ergastolo per omicidio, minacciava di far saltare in aria me e la mia famiglia e di spararmi dieci proiettili in bocca, la mia prima sensazione è stata di paura. Mia figlia aveva appena un anno e mezzo, è stato terribile”. Il direttore responsabile di Cronache di Napoli e di Caserta Maria Bertone è stato sentito ieri mattina nell’aula 30, al primo piano del palazzo del tribunale penale di Santa Maria Capua Vetere, Caserta, in qualità di teste, nell’ultima udienza del processo per le minacce subite dal killer del clan dei Casalesi, fazione Bidognetti-Caterino con base a Cesa, Giovanni Cellurale.

I presenti in aula

Presenti in aula il pubblico ministero Fabrizio Vanorio, sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, il difensore del direttore Bertone Gennaro Razzino, che rappresenta anche le parti civili, la Libra (cooperativa che edita Cronache) nella persona del rappresentante legale Pellegrino Notte e il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Campania rappresentato dal presidente Ottavio Lucarelli, due militari dell’arma dei carabinieri, convocati anche loro in qualità di testi e i giudici del terzo collegio sezione penale, presieduto da Luciana Crisci. Cellurale ha assistito all’udienza in videocollegamento.

Le minacce

Nel corso dell’udienza, in cui sono stati ascoltati il direttore di Cronache e uno dei carabinieri che hanno condotto le indagini, è stata ripercorsa tutta la vicenda. Da quel giorno, nell’agosto del 2021, in cui una lettera manoscritta e firmata di suo pugno da Cellurale giunse in redazione. Era stata inviata dal carcere di Palermo. La segretaria la consegnò alla direttrice, che la aprì e lesse quelle frasi terribili: “Sai, ti stavo pensando. Spero di vero cuore che al più presto uscirò, così ti faccio saltare in aria. Ora lo dico a tutti, che se qualcuno esce prima di me ti deve sparare 10 colpi tutti in bocca, a te e a tutta la tua razza di merda”. Nella missiva anche insulti sessisti: “Ora sono detenuto al Pagliarelli di Palermo. Qui si dice: mi suchi a minchia! Ah Ah Ah. Spero che ora la pubblichi questa sul tuo giornale di merda. Ti giuro che il giorno che uscirò ti vengo a sparare in bocca”. Quindi la denuncia ai carabinieri di Marcianise, che avviarono le indagini. L’uomo, che oggi è detenuto presso il carcere di San Gimignano, fu identificato. Era stato proprio lui, Cellurale, a scrivere quella lettera. Poi il pm Vanorio chiese e ottenne dal giudice per l’udienza preliminare Linda D’Ancona il rinvio a giudizio del camorrista aversano.

La deposizione

Nel corso della deposizione di ieri, il direttore Bertone ha spiegato che “quella mattina, appena arrivata al lavoro mi vidi consegnare la corrispondenza dalla segretaria, come accade ogni giorno. Notai che una delle lettere proveniva dal carcere. All’inizio non mi sono allarmata perché riceviamo spesso lettere di detenuti che si lamentano delle condizioni in cui vivono. Poi mi sono accorto del fatto che era una lettera di tutt’altro tenore. A quel punto ho avuto paura e ho deciso di sporgere denuncia”. La cronista ha poi letto i passaggi salienti della lettera, comprese le generalità del mittente scritte a penna sulla busta. Ponendo l’accento, in particolare, sul passaggio in cui Cellurale scrive che avrebbe incaricato chiunque tra i suoi “amici” fosse uscito dal carcere prima di lui di portare a compimento la condanna a morte. “Parole che ovviamente mi hanno provocato una notevole apprensione, soprattutto per la mia bambina”.

La frase shock

Interrogata dal pm Vanorio, la giornalista ha poi sottolineato il punto in cui Cellulare scrive: “Ti giuro che il giorno che lascio (il carcere, ndr) ti vengo a sparare in bocca”. A proposito delle possibili motivazioni per cui Cellurale potrebbe nutrire risentimento nei confronti della testata Cronache o del suo direttore, quest’ultimo ha aggiunto: “è un personaggio che conosciamo solo perché abbiamo seguito tutto il processo a suo carico per omicidio, fino alla condanna all’ergastolo”. Nella lettera l’uomo faceva riferimento a una precedente nota inviata al giornale, ma la direttrice ha dichiarato che a nessuno in redazione risultano pervenuti altri scritti dallo stesso soggetto.

Il teste

Su questo particolare aspetto è stato escusso anche il teste successivo, un militare dell’arma che ha preso parte alle indagini. Il carabiniere ha raccontato di aver effettuato delle verifiche presso il tribunale di Palermo e successivamente anche presso quello di Trapani, dove Cellurale è stato trasferito per un periodo, prima di essere spostato nuovamente a San Gimignano. Qui è emerso un particolare strano. La lettera di minacce al direttore risultava, in effetti, partita dal carcere di Palermo. Nonostante ricerche approfondite, però, non vi è alcuna traccia di una precedente lettera inviata al giornale da parte dello stesso soggetto. Resta, quindi, il giallo della prima lettera alla quale l’ergastolano 50enne fa riferimento nel suo messaggio manoscritto.

La prossima udienza

Il processo è stato aggiornato al 13 gennaio 2023. Probabilmente sarà quella la data in cui verrà pronunciata la sentenza. Una vicenda che ha suscitato indignazione e preoccupazione in tutto il Paese. Tanto che attestazioni di solidarietà giunsero subito al direttore Bertone dall’allora presidente della Camera Roberto Fico, dal vicepresidente Ettore Rosato, dal governatore della Campania Vincenzo De Luca, dal presidente di Libera don Luigi Ciotti, dalla deputata di Liberi e Uguali Rina Valeria De Lorenzo, dall’Ordine Nazionale e da quello regionale dei Giornalisti e dalla Federazione della Stampa.

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