Pesticidi killer, 11mila morti l’anno

Un terzo del cibo che arriva in tavola è ‘contaminato’: più esposta la frutta

NAPOLI – Ieri il pianeta ha festeggiato la Giornata mondiale della salute, con convegni e iniziative per promuovere la tutela del benessere psico-fisico. Ma è ora di riflettere sui danni causati dall’inquinamento sul corpo umano, troppo spesso trascurati. L’uso dei pesticidi determina ogni anno nel mondo circa 385 milioni di casi di avvelenamento acuto e 11mila decessi. Il Wwf lancia l’allarme con il nuovo report “Pesticidi: una pandemia silenziosa”: un’approfondita analisi sugli impatti dell’inquinamento da pesticidi. Nel report l’associazione denuncia il fatto che l’Europa, in preda ai timori del conflitto e delle crisi economiche e sotto la pressione delle industrie dell’agrochimica e delle lobby agricole, sta rallentando il processo verso la sostenibilità agroalimentare avviato con le Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, rinviando la presentazione della riforma della Direttiva UE sull’uso sostenibile dei pesticidi.

TERRENI AVVELENATI


A livello globale, circa un terzo dei prodotti agricoli viene prodotto utilizzando pesticidi e il loro uso continua a crescere. Solo nel 2019 sono state utilizzate circa 4,2 milioni di tonnellate di pesticidi, circa 0,6 chilogrammi a persona, ed è previsto un incremento di circa 3,5 milioni di tonnellate per sfamare la futura popolazione. Solo circa il 5% dei pesticidi irrorati sul campo raggiunge in genere l’organismo bersaglio, mentre oltre il 50% si disperde nell’aria, nell’acqua e nel suolo, con forti impatti sulla biodiversità. Cibo e acqua sono le principali vie di esposizione cronica umana ai pesticidi e possono causare effetti a lungo termine anche a dosi infinitesimali.

IN ITALIA


L’Italia è al sesto posto nella top ten mondiale dei Paesi che utilizzano più pesticidi, con 114mila tonnellate l’anno di circa 400 sostanze diverse. In Italia, una percentuale piuttosto alta (64%) di campioni è senza residui, ma un terzo dei cibi che arriva sulle nostre tavole ogni giorno è contaminato da pesticidi. La categoria più esposta è risultata la frutta. Anche la contaminazione delle acque è preoccupante: nel 2019, l’Ispra ha evidenziato che il 25% delle acque superficiali e il 5% di quelle sotterranee sono risultate inquinate e con concentrazioni di residui oltre i limiti consentiti.

KILLER SILENZIOSI


Si registrano 9 milioni di morti premature ogni anno, circa 385 milioni di casi di avvelenamento acuto non intenzionale da pesticidi in tutto il mondo e circa 11mila decessi. Questi i numeri di una pandemia nascosta generata per la massimizzazione dei profitti dell’industria dell’agricoltura intensiva. Lavoratori agricoli, donne in gravidanza e bambini sono i soggetti più a rischio. I bambini sono particolarmente vulnerabili all’esposizione ai pesticidi a causa della loro fisiologia, del comportamento e dell’esposizione prenatale. Sui feti e neonati la tossicità dei pesticidi risulta amplificata rispetto agli adulti. Gravidanza, allattamento, vita fetale, infanzia e pubertà sono fasi di grande fragilità. Le donne incinte possono infatti trasmettere i pesticidi ai feti attraverso la placenta e il liquido amniotico e poi ai neonati attraverso il latte materno, con il risultato che i feti e neonati ricevono dosi maggiori di pesticidi a causa della mobilizzazione delle riserve di grasso materno durante la gravidanza e l’allattamento al seno. Particolare preoccupazione è legata all’esposizione non a singole sostanze ma ad un cocktail di pesticidi che può indurre diversi effetti cronici (che possono comparire anche decenni dopo) tra cui disturbi del neurosviluppo e del comportamento (es. disturbo da deficit di attenzione e iperattività). Pericolosi anche gli effetti a livello ormonale dei pesticidi con proprietà di interferenti endocrini.

GLIFOSATO

Il glifosato, simbolo dell’agricoltura industriale, è l’erbicida più usato al mondo in agricoltura, inserito nel 2015 dalla IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene”. Studi epidemiologici segnalano un possibile aumento del rischio di sviluppare linfomi non-Hodgkin e di interferenza con il sistema endocrino, con particolare apprensione verso i bambini.

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