Poke, per il pianeta boccone amaro

Dannoso l’abuso di salmone: gli allevamenti intensivi distruggono il mare. La moda dell’insalata hawaiana sempre più diffusa con un costo elevato per l’ambiente: soia, sesamo e avocado sono prodotti oltreoceano

NAPOLI – Un piatto gustoso, coloratissimo e dal sapore esotico. Sono queste le caratteristiche che rendono il poke una delle mode culinarie più in voga del momento. Il poke (il significato è “tagliare a pezzi”) è un piatto hawaiano a base di pesce crudo, servito come antipasto o come portata principale, ed è uno dei piatti principali della cucina del Paese. L’attuale preparazione dei poke divenne popolare attorno agli anni ’70. A partire dal 2012, ha visto un aumento di popolarità negli Stati Uniti continentali, con un crescente aumento di ristoranti, negli anni seguenti poi il piatto si è diffuso anche in Europa. Nel Regno Unito catene e ristoranti hanno iniziato ad espandersi dal 2017, mentre in Italia i primi ristoranti hanno aperto nel 2017 a Milano, per poi prendere piede nelle maggiori città della penisola nell’anno successivo. Ormai la moda spopola in tutta Italia, ma quali costi ha questa preparazione per l’ambiente?

Ingredienti esotici
L’ingrediente principale del tradizionale poke hawaiano è il pesce spellato, sventrato e delicato. Tagliato in filetti trasversali, viene poi servito con condimenti come sale marino, kimchi e alghe marine. Varianti possono includere il salmone o frutti di mare serviti crudi assieme al tipico condimento. Il tipo di condimento dei poke deriva dalla tradizione dei pescatori hawaiani, che erano soliti prepararlo con gli scarti del loro pescato e mangiarlo come spuntino. I condimenti tradizionali del poke furono pesantemente influenzati dalla cucina giapponese ed altre cucine asiatiche. Tra i suoi ingredienti principali, infatti, troviamo salsa di soia, cipolle verdi e olio di semi di sesamo. Fra gli altri ingredienti, possiamo trovare il furikake (un misto di pesce e alghe essiccati e semi di sesamo), pezzetti di peperoncino secco o fresco, alghe marine, sale marino, inamona, uova di pesce e cipolle Maui.

Chilometro 7mila
E’ evidente che per preparare il poke non si possa fare affidamento sui prodotti del proprio orto, anzi. L’etica ambientalista vuole che vengano utilizzati prodotti di stagione e rigorosamente locali, a chilometro zero. Queste semplici regole garantiscono al nostro pianeta di respirare: non si inquina perché il cibo non ha bisogno di essere trasportato per tratti lunghi e non si avvelena con i fertilizzanti ed altri prodotti che servono a sostenere colture fuori stagione. Gli ingredienti del poke, più che a chilometro zero sono ‘a chilometro settemila’, prodotti in gran parte in America. Troviamo infatti sesamo, avocado, soia, e anche salmone. In merito a quest’ultimo occorre ricordare quanto sia importante consumare pesce italiano, seguendo la stagionalità del consumo. L’Italia è fra i primi 10 importatori di salmone scozzese. L’allevamento del salmone è dannoso per il benessere degli animali, ma anche per l’ambiente. I rifiuti organici e chimici degli allevamenti stanno cambiando la chimica dei sedimenti e uccidono la vita marina sul fondo del mare. Inoltre i rifiuti degli allevamenti possono portare a una cattiva qualità dell’acqua e a fioriture algali dannose.

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