Poliziotta uccisa a Roma dal collega

Originaria della frazione Campagnola di Marzano Appio lavorava all’Ispettorato di pubblica sicurezza della Camera. Il movente sarebbe la gelosia. La donna freddata con 3 colpi di pistola nell’androne del palazzo dove abitava. Suicida il killer

Rilievo a San Basilio
Rilievi sul luogo dell'omicidio. Foto LaPresse 2023

CASERTA – Uccisa da un suo collega. Uccisa dall’uomo con cui, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa LaPresse, avrebbe avuto una relazione “solida”. È il tragico destino che è toccato a Pierpaola Romano, la poliziotta di 58 anni originaria della frazione Campagnola di Marzano Appio, paesino dell’Alto Casertano. Ieri mattina la donna è stata assassinata nella zona di San Basilio, periferia Nord-Est di Roma, con tre colpi di pistola. A premere il grilletto della semiautomatica che le ha spezzato la vita è stato Massimiliano Carpineti.

Il killer, stando a quanto ricostruito dagli agenti della Squadra mobile della Capitale, ha raggiunto la casa di Pierpaola a bordo di una Matiz bianca: avvicinatosi alla vittima che stava per lasciare il palazzo, ha fatto fuoco. La 58enne, raggiunta dai proiettili alla testa, è piombata a terra nell’androne dello stabile di via Rosario Nicolò, una strada nel quartiere di Torraccia.

Pierpaola Romano

Secondo alcuni testimoni, la donna è stata colpita mentre si trovava in ginocchio: una posizione che fa supporre una sorta di esecuzione voluta inscenare da Carpineti.

Dopo aver concretizzato il piano di morte che si era prefissato, il killer è arrivato in auto in uno spiazzo tra via Costantino Mortati e via Nino Tamassia, a circa 200 metri di distanza dal luogo del raid. Ed è qui che ha puntato l’arma contro se stesso per suicidarsi.
Chi indaga non esclude che prima del tragico epilogo, tra Romano e Carpineti possa esserci stata una lite, uno scontro verbale.
Pierpaola viveva a Roma ormai da oltre 20 anni. Era sposata con un altro suo collega, l’ispettore Alberto Montanari, originario di Pietramelara, in servizio presso il commissariato Sant’Ippolito. Dal loro matrimonio è nato Riccardo, 22enne, che qualche anno fa aveva deciso di seguire le orme dei genitori diventando poliziotto. Tuttavia, a quanto pare, la storia tra Romano e Montanari era sostanzialmente finita. Chi conosceva i due dice che erano “in via di separazione”. Non è da escludere, però, che la 58enne si stesse riavvicinando negli ultimi tempi al marito, e proprio questa circostanza avrebbe potuto innescare la follia in Carpineti.

L’assassino viveva a Cisterna di Latina e lavorava con la Romano all’ispettorato di Pubblica sicurezza della Camera dei deputati. Aveva deciso di prendersi alcuni giorni di ferie e, a quanto pare, aveva scelto di non lasciare la pistola d’ordinanza nelle cassette di sicurezza dell’ufficio, come era solito fare. Aveva preferito, invece, portarla con sé. Ed è proprio con quell’arma che ha ucciso prima la donna con cui avrebbe avuto una relazione extraconiugale e poi si è suicidato.

L’indagine su questi delitti, condotta dalla Mobile e dagli agenti del commissariato San Basilio, è coordinata dai pm Antonia Giammaria e Antonella Pandolfi della Procura di Roma.

La notizia dell’assassinio di Romano ha sconvolto la comunità di Marzano Appio. “Era una bravissima persona. Sono addolorato”, ha dichiarato il primo cittadino Antonio Conca. La 58enne, cresciuta nella frazione Campagnola, tornava spesso al suo paese d’origine: “Soprattutto quando erano ancora vivi i genitori – ha ricordato Conca -. Una fine tragica che non meritava”.

Femminicidi, Marotta: attenzione ai reati ‘spia’

CASERTA (an) Giulia Tramontano e Pierpaola Romano: i loro tragici destini testimoniano come la violenza di genere continua a rappresentate un fenomeno sciaguratamente diffuso in Italia: “Un fenomeno – ha dichiarato Domenico Marotta, psicologo – influenzato da molteplici fattori e radicato nelle discriminazioni causate da elementi culturali. Sotto l’aspetto storico, siamo davanti a un fenomeno alimentato da religione e ideologie. Basti pensare alle ‘Streghe’ del medioevo: ogni qual volta una donna ha rifiutato di sottostare al ruolo attribuitogli dalla società, questa ribellione veniva schiacciata con violenza, come strumento di persuasione e di dissuasione, in quanto il comportamento costituiva un pericoloso germe che diffondendosi poteva contaminare l’intero genere”.

Dal punto di vista criminologico, invece, facendo riferimento agli studi di Mantovani e ai rapporti dell’Organizzazione mondiale della sanità, emerge un fenomeno globale, con circa un miliardo di donne che ha subito episodi di violenza di vario genere.

“Il femminicidio – ha proseguito Marotta -, nella maggior parte dei casi non è un delitto d’impeto, bensì un delitto di proposito o più spesso di premeditazione, in quanto costituisce il tragico epilogo di un percorso di atti persecutori, che sono solo l’anticipazione di reati più gravi”. E proprio lo stalking, ma anche maltrattamenti e violenza sessuale rappresentano quei reati spia che segnalano la possibilità di un’imminente tragedia. “E per questo necessitano di prevenzione. Il contesto è in spesso una relazione sentimentale in atto o cessata. Riguarda – ha dichiarato Marotta – soprattutto donne comprese fra i 35 e i 54 anni, che tendono ad attivare inconsciamente meccanismi difensivi di negazione, scissione e rimozione. Le donne tendono a negare i comportamenti violenti, giustificandoli di conseguenza ai propri atteggiamenti inappropriati; successivamente, tendono a separare la sfera emozionale che subisce la violenza, fino a rimuoverla, producendo importanti conseguenze nell’area cognitiva, emotiva, comportamentale e corporea”.

Marotta ha tracciato anche i profili degli autori di questi delitti: “Spesso sono mariti, conviventi o ex partner, tra i 35 e i 45 anni, sono istruiti, normalmente capaci di intendere e di volere, imputabili e punibili. Sono rari i casi di soggetti con disturbi psichiatrici o con anomalie patologiche della personalità, che agiscono per motivazioni relazionali come l’incapacità di accettare ed elaborare l’abbandono o per il desiderio di vendetta. Questi soggetti presentano quasi sempre una mentalità e un’educazione di stampo maschilista e patriarcale, considerando inaccettabile che la compagna o la moglie possa aspirare ad avere un’indipendenza. Cerca di gestire in modo paranoico e maniacale ogni aspetto della vita dell’altro, controllando ogni tipo di attività. La perdita di controllo ha come conseguenza la violenza. E gli autori di tali violenze – ha chiarito Marotta – possono essere anche soggetti affetti da un disturbo della personalità, in particolare dal disturbo borderline o dal disturbo paranoide. Nel primo caso, il soggetto ha un’altalenante opinione di sé e degli altri, con tendenze repentine all’iperidealizzazione e alla svalutazione. Soffre di sindrome dell’abbandono e di instabilità emotiva. Il secondo disturbo caratterizza soggetti particolarmente diffidenti, che pensano continuamente di aver subito tradimenti, hanno pensieri negativi, persecutori e di rancore. Ritengono che la compagna sia ingrata e vedono nell’omicidio lo strumento per far cessare queste macchinazioni. La violenza diventa uno strumento liberatorio e di punizione per le umiliazioni che ritengono la compagna abbia inflitto loro”.

In cinque mesi assassinate 45 donne

CASERTA (an) I femminicidi di Giulia Tramontano e Pierpaola Romano si aggiungono a una lista tragica che, secondo i dati diffusi dal ministero dell’Interno, dall’inizio del 2023 fino al 28 maggio scorso conta già 22 vittime: ad assassinarle i loro partner o ex partner. Numeri impressionanti che, però, stando alle cifre fornite dal Viminale, rivelano un lieve calo rispetto allo stesso periodo del 2022: gli omicidi perpetrati dal partner o ex partner sono passati da 25 a 24 (-4%), mentre il numero delle donne vittime è sceso da 25 a 22 (-12%).
Nel complesso (non considerando chi sia stato l’assassino), invece, dal primo gennaio a 5 giorni fa, sono stati registrati 45 femminicidi, di cui 37 hanno avuto luogo in ambito familiare o affettivo.

Ieri, circa settanta donne si sono radunate in piazza Berlinguer, a Napoli, rispondendo a un appello lanciato spontaneamente sui social media dopo la notizia dei due delitti al fine di richiamare l’attenzione sulla necessità di agire concretamente per porre fine a questa terribile strage.
Durante la manifestazione, le donne hanno esposto manifesti e steso un tappeto rosso a terra, simbolo del sangue versato dalle vittime di femminicidio.

Elena Coccia (nella foto), giurista, avvocato e attivista per i diritti delle donne, durante l’evento ha preso la parola dichiarando: “Giulia è stata uccisa dal suo compagno, da un uomo che diceva di amarla. Basta parlare di delitto d’impeto, è stato tutto pianificato. Era una donna della nostra terra che era andata a Milano per lavorare. E invece è stata uccisa. Tre donne sono state ammazzate solo questa settimana, tra cui anche una poliziotta. Basta, non lo possiamo più sopportare”.

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