Rafilù e il suo “inno alla noia”, racconto di una generazione

Dal lockdown ai social: ecco il nuovo album del rapper casertano

CASERTA (Angela Garofalo) – Titolo e copertina del disco anticipano il mondo contente “Piazza Noia” primo progetto siglato con la label Asian Fake, disponibile ora in streaming e digital download, prossimamente anche in forma fisica. Anticipato dal singolo “Stare Bene” le tredici tracce che fluiscono nel disco rivelano alienazioni, sconfitte, frustrazioni e storie borderline. A dicembre e solo a Caserta, sua città natia, ha voluto presentarlo in anteprima quale omaggio al luogo dove tutto è nato, alla sua gente e alle sue radici. Testimoniando, quel sussulto pressante che batte nel petto di tanti giovani suoi conterranei. Una noia che aleggia nelle periferie di tutto il mondo e qui, nell’entroterra casertano trova fiato e parole in Rafilù. “Piazza Noia” arriva a quattro anni da “Il figlio di Scar” suo esordio del 2019 e due dal suo ultimo EP “Neanderthal” con l’alias di Barracano, nome omaggio alla commedia “Il sindaco del rione Sanità” con il quale è molto noto. Poi nel 2021 torna al suo nome di battesimo, appunto Raffaele – De Sieno è il cognome – in napoletano Rafilù, segno di un colloquiare in prima persona con tutte le declinazioni che si palesano.

Ritorni al tuo nome di battesimo Rafilù: cosa significa questa scelta?

“Essendomi ritrovato a scrivere cose più personali, mi son detto è meglio ritornare al nome originale. Non voglio crearmi un personaggio come magari fanno altri, divenendo poi una sorta di supereroi. Voglio sempre dire le mie cose personali ed avere un nome mio, semplicemente come mi chiamano tutti in città”.

“Piazza Noia” titolo che ben si esprime nella cover dell’album, raffigurata da una fontana al centro di una piazza incolta e senza acqua dove, all’interno la terra s’impone quando la cura degli spazi pubblici manca.

“Il disco è nato sulla spinta di quella ‘noia forzata’ causata dalla pandemia e quella ‘noia generale’ che già prima regnava e questo è un fatto generazionale. In quel periodo di fermo volevo fare qualcosa e per la prima volta e indotto dalla noia, mi sono applicato tanto a scrivere. Impegnandomi molto nella scrittura, nella scelta delle basi e nel fare collaborazioni. L’unico modo per combattere la noia penso sia questo: attivarsi. In questo caso per me è stata un’amica, una motivazione. Infatti, da questi posti periferici arrivano sempre molti artisti, credo sia proprio la noia a portarli fuori, a creare. Se l’accetti passivamente fai la fine che racconto in “Zoo di Caivano” le dipendenze che incontrano ragazzi nel loro cammino. Quando c’è tanta noia e nulla da fare si finisce per cadere”.

Quanta ‘noia’ vedi in chi viene ai concerti o in generali osservi attorno?

“Molti di quelli che mi scrivono dicono che sono contenti che parlo di queste realtà e gli dove voce, soprattutto quella della provincia casertana. In generale, vedo tanta rabbia, ragazzini molto arrabbiati perché il modello che raccontano molto i social è impossibile da realizzare: gente ricca, famosa che finge di avere cose che non ha. Vedo sofferenza, frustrazione, rabbia e questa cosa mi dispiace tanto. Con il Covid19, questa cosa è esplosa perché le persone si sono ritrovate in casa con famiglie che non sono famiglie dove va bene se ci dormi ma non per starci tutto il giorno. Basta guardare i notiziari”.

I duetti presenti nell’album arricchiscono il genere – rap – ma sono in dialogo con altre sfumature musicali.

“I primi brani che ho scritto per questo album sono ‘Vita violenta’, ‘Zoo di Caivano’ dove sono da solo non duetto e li ho scritti quando stavo a Bologna durante il primo lockdown perché fui bloccato lì in quel periodo. Successivamente sono sceso a Caserta e per dare una diversità al disco e non farlo tutto da solo, ho voluto collaborare con altri artisti come Speranza e Massimo Pericolo con cui avevo fatto il tour prima della pandemia e sono proprio amici miei. Inoltre, Chicoria, Disme, Nerone, e poi Mooncler un ragazzo di Benevento, dove non c’è una scena musicale che lo supporti e quindi mi piaceva l’idea di dare spazio al suo talento. Come pure per Anouarinho, ragazzo che abita nel quartiere ‘Speranza’ a Parigi. Ne riconosco il talento e le difficolta di trovare ascolto e mi piace aiutarlo. Questa collaborazione – unione è fondamentale per l’hip-hop. Per le tematiche trattate, dedico questo disco a due miei amici Nicola e Riccardo, mancati a ottobre e a tutti i ragazzi di Caserta che hanno avuto una vita difficile”.

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