Reggia di Caserta, il Mibac stronca la gestione Felicori

Renzi e Felicori
Renzi e Felicori

CASERTA – Altro che ‘rivoluzione Felicori’. Quando il super-mega-illustre direttore della Reggia di Caserta nominato da Matteo Renzi e osannato dal pensiero unico è andato in pensione ha lasciato al suo successore una vera e propria patata bollente. E a dirlo è chi l’ha raccolta, Antonio Lampis, Direttore generale dei Musei del Mibac, alla guida di palazzo reale da gennaio scorso ad oggi. Dal suo personale bilancio di questi cinque mesi di lavoro si evincono tutte le criticità a cui ha dovuto far fronte, evidentemente trascurate da Felicori. “Certamente molte gravi difficoltà furono fronteggiate dal 2015 al 2018, tuttavia l’impatto con la Reggia a gennaio del 2019 è stato lontano dalla “normale amministrazione” tipica di un interim ed ha invece richiesto un impegno estremamente intenso”, ha spiegato Lampis.

I problemi irrisolti

La Reggia conta 61mila metri quadri di estensione, 1742 finestre, 1000 stanze e 1000 porte, lavoro di 100 anni per terminarla con 2700 operai e 300 capomastri. Oggi invece dispone di un organico in buona parte scoperto, ridotto all’osso, pochi funzionari e molti meno custodi del necessario. “Il personale e le organizzazioni sindacali avevano elevato diverse aspre vertenze a causa di passati dissidi evidentemente difficili da dimenticare – ha ricordato – Molto tempo è stato dedicato all’ascolto dei rappresentanti dei lavoratori e alla risoluzione di molti problemi di sicurezza, primo fra tutti quello della mancanza di garitte necessarie per i custodi del parco”.
Fin dai primi giorni del 2019 gli impiegati della Reggia sono stati impegnati a collaborare al reperimento da parte della polizia giudiziaria di atti relativi al 2018, sebbene Lampis non manchi di sottolineare che “le difficoltà organizzative e gestionali da superare nei primi due mesi dell’anno sono state enormi”.
Sono state esaminate le molte iniziative e alcune importanti mostre per il l 2019, preautorizzate nel 2018, dunque dal pluripremiato Mauro Felicori, ora ‘sistemato’ a Ravello dal governatore Vincenzo De Luca, che tuttavia non avevano avuto la formale approvazione del comitato scientifico prevista dalla normativa, e si è quindi dovuto convocare il consiglio scientifico e regolarizzarle. Si è immediatamente lavorato per incrementare una bassa incidenza della bigliettazione online rispetto a musei simili, tradurre in altre lingue il sito web solo in italiano, cambiare le condizioni di concessione delle sale a prezzi estremamente bassi.

I ‘bravo’ della claque non bastano

“Il museo, decisamente mancante di segnaletica interna ed esterna, è stato oggetto di riflessione comunicativa per un più incisivo racconto museale”, ha continuato Lampis. Che poi ha lanciato la frecciata più ‘dolorosa’all’ex direttore, che ha puntato la sua autonarrazione positiva sempre e solo su un aspetto: i biglietti staccati. “E’indirizzo della direzione generale musei quello di valutare i musei non solo dal numero di biglietti venduti, ma dalle effettive esperienze di conoscenza che esso è in grado di generare nel visitatore”, ha sottolineato Lampis, che pure ha avuto le sue soddisfazioni in termini di numeri. “Nonostante le varie tempeste e il lungo maltempo l’affluenza dei visitatori è del tutto simile a quella degli anni precedenti.tanto che nel mese di Marzo 2019 si sono registrate circa 20.000 presenze in più rispetto allo stesso mese del 2018”.

Le speranze ora sono riposte nella Maffei

Insomma, da quello che dice il Direttore generale dei Musei del Mibac, l’amatissimo Felicori non aveva fatto nulla di speciale, tant’è che perfino durante un incarico ad interim durato appena cinque mesi si è riuscito a fare meglio. Il povero Lampis non ha mai beneficiato, in questi mesi, dei riflettori amici che invece avevano illuminato il bolognese Felicori fin da quando aveva messo piede alla Reggia. Ma quello che doveva fare l’ha fatto, senza clamore e senza cassa di risonanza mediatica. Il gioiello di Vanvitelli ha tanto bisogno di una guida, non di eroi da glorificare: ora toccherà a Tiziana Maffei dimostrare quanto di concreto riuscirà a fare per la Reggia e per Caserta.

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