Renzi ha deciso: pronto il nuovo partito con i suoi fedelissimi. Ma il Pd prova a trattenerlo

18 deputati e 6 senatori pronti a seguire Renzi nel nuovo partito. Intanto Orlando raccomanda la calma.

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

ROMA – Matteo Renzi pensa alla scissione: vuole staccarsi dal Pd e con lui, pronti a seguirlo, ci sarebbero 18 deputati e 6 senatori. La decisione molto probabilmente verrà resa nota prima della Leopolda del 19 ottobre e porterebbe come conseguenza un divisione in Parlamento. Ma il disegno dell’ex premier sta trovando alcuni freni all’interno dei dem che non paiono entusiasti dell’idea.

Gli scenari possibili

Per formare un nuovo schieramento c’è la necessità di raccogliere almeno 20 membri. E per il momento Renzi si è fermato a 18, ma è concreta la possibilità di arrivare al numero necessario, con candidati che vanno da vecchi nomi a fuoriusciti da altri partiti. Infatti, il vice presidente alla camera Ettore Rosato è da giorni che sta sondando il terreno tra gli anti-salviniani di Forza Italia.

Oltre a Rosato, tra chi spinge per una divisione dei democratici ci sono: Maria Elena Boschi, Silvia Fregolent, Marco Di Maio, Gennaro Migliore, la viceministra all’Istruzione Anna Ascani, Luciano Nobili, Roberto Giachetti, Luigi Marattin e il sottosegretario Ivan Scalfarotto. Molti dei riformisti del partito invece, con a capo Luca Lotti e il ministro Guerini non abbandoneranno le basi del partito.

Le reazioni

La notizia ovviamente ha avuto ripercussioni sul mondo democratico e le prime reazioni sono arrivate tramite i social con il sottosegretario Andrea Orlando che Twitta: ” Il Pd dovrebbe discutere di come governare non di come e se dividersi”;gli fa eco Maurizio Martina : ” Tornare a Ds e Margherita? No grazie”. Anche il Presidente del Parlamento David Sassoli si dice contrariato: “Nel Pd ci sono tante sensibilità, se qualcuno ci lascia non mi sento più libero. Poi il destino ognuno se lo sceglie, ma non ne sarei felice”.

Anche Dario Franceschini alla notizia ha provato a stemperare gli animi e ha invitato l’amico a riflettere bene sulla situazione :”Lo dico a Renzi: non farlo. Il Pd è la casa di tutti, è casa tua e casa nostra. Il popolo della Leopolda è parte del grande popolo del Pd. Non separiamo questo popolo, non indeboliamoci spaccando il partito di fronte a questa destra pericolosa. L’unità del Pd è indispensabile . La nascita del governo è passata anche dalle interviste di Renzi e di Bettini, non si era mai visto un voto unanime in direzione. Per questo non voglio credere a questa storia della scissione o quel che ho letto sui giornali, questa storia ridicola della separazione consensuale. Quando spacchi un partito è sempre traumatico, come si fa a pensare che sia consensuale?”. 

Su Facebook il messaggio di Calenda

Sul tema è intervenuto anche l’ex ministro Calenda: ” Scalfarotto e Rosato annunciano la scissione dei renziani su Repubblica e Corriere. Continua una infinita serie di giravolte e di smentite delle smentite precedenti. Si fa un Governo con i 5S – ha scritto sui social -, dopo aver detto mai con i 5S, promettendo unità e poi si fa una scissione presentandola come “consensuale” dopo aver occupato i posti di Governo. Al fondo esistono solo agende di potere personale nascoste dalla scusa di difendere il “bene del paese”. Tutto questo rafforzerà la destra becera e sovranista. E a chi chiede oggi se Siamo Europei si alleerà con la nuova “cosa” parlamentare di Renzi, rispondo che la nostra strada è opposta. Costruire un movimento fondato sulla concretezza delle proposte, la serietà dei comportamenti e la mobilitazione di una classe dirigente capace. Il resto non ci interessa. La nostra è una strada difficile, ma è l’unica che valga la pena percorrere”. 

Umberto Caiazzo

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