Rifiuti, smaltirli bene aiuta l’ambiente

Cannucce, mozziconi, chewing gum: per disfarsene la natura ci impiega secoli. Conoscere il processo di decomposizione dei nostri scarti ci aiuta a “pensare green”: partire dal nostro piccolo tramite una corretta differenziata

NAPOLI – Chi si pone la domanda “come posso contribuire a ridurre l’inquinamento del Pianeta?” finisce spesso col partire sconfitto e gettare la spugna senza averci nemmeno provato. E’ convinzione comune infatti quella che sia tutto inutile: qualsiasi azione intrapresa in difesa dell’ambiente sarà sempre un contributo così minuscolo da risultare in fondo insignificante.

Questo è proprio il primo errore che commettiamo. La risposta a chi afferma che il piccolo impegno ecologico di ciascuna persona su questa Terra non serva a nulla è una sola: non è vero.

A chi è diffidente dinanzi a questa generica osservazione basta portare qualche esempio. Quando al bar ordiniamo una bibita e questa ci viene servita con annessa cannuccia, stiamo contribuendo all’inquinamento dell’ambiente. Come? Bevendo appunto da quel piccolo tubicino di plastica, per smaltire il quale ci vogliono la bellezza di 500 anni. Cinque secoli, la metà di un millennio. Una vera e propria era geologica per liberarsi una volta e per tutte di una singola, apparentemente innocua cannuccia. Difendere l’ambiente sarà allora specificare al barista che vogliamo sorseggiare la nostra bevanda direttamente dal bicchiere, facendo a meno della cannuccia.

Facile, no? Ma gli esempi sono davvero numerosi.
Che il fumo sia un vizio che rovina la salute è una questione personale: si è liberi di scegliere di smettere quanto di continuare a fumare. Ma, al contempo, si deve però essere consapevoli che gettare a terra il mozzicone della sigaretta equivale a un grave oltraggio nei confronti dell’ambiente. La natura impiegherà infatti fino a 12 anni per distruggere definitivamente il filtro di una sigaretta. Basterebbe conservare la cicca e gettarla nel primo sacco di indifferenziata che troviamo in giro.
Lo stesso atteggiamento va adottato con la gomma da masticare: quando ci siamo stancati di masticarla, anziché buttarla a terra, dobbiamo riporla nel sacchetto dell’indifferenziata. In questo modo faremo risparmiare alla natura cinque anni, altrimenti impiegati per disfarsi del nostro chewing gum. E, inoltre, evitaremo di rovinare le scarpe di un malcapitato passante.

E che ne dite di una bella bibita dissetante in una lattina di alluminio? Per berla impieghiamo pochi minuti, ma se la abbandoniamo su una spiaggia quella lattina si decomporrà tra un secolo. Cento anni. Lo stesso discorso vale per la ruota di gomma della nostra automobile. Quante volte vediamo abbandonati sul ciglio della strada vecchi pneumatici lasciati lì da qualche incivile? Ogni volta che vi ricapiterà di scorgere una ruota lasciata per terra, contate 100 anni dal momento in cui l’avete trovata per ottenere la data di quando la ruota non esisterà più.

Se lo pneumatico non è proprio l’oggetto con cui abbiamo a che fare tutti i giorni, ecco l’esempio calzante: la busta della spesa.

Ora i sacchetti forniti dai supermarket sono tutti biodegradabili, ma sapete quelli non a norma tra quanto si decomporranno? Tra 450 anni. Un dato da capogiro, che per poco supera il ‘record’ della cannuccia.

C’è però qualcosa che la batte: la cartuccia della stampante. Gettarla nel sacchetto della spazzatura senza preoccuparsi su quale sia il corretto modo per smaltirla equivale a un guaio ecologico. La cartuccia impiegherà infatti 1000 anni per sparire. Un intero millennio.

L’elenco è lungo, ed è spaventoso. Conoscere il processo di smaltimento dei prodotti che utilizziamo rappresenta il primo passo da compiere per cominciare a “pensare green”.

Oltre ad essere un modo per occuparci, nel nostro piccolo, della nostra amata Madre Natura. Piccole accortezze del singolo, che sommate a quelle di milioni di persone, possono pian piano realizzare un reale e tangibile cambiamento.

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