Save the Children, un bimbo su 5 vive in zone di guerra. Stop alle armi italiane in Yemen

Le bombe utilizzate dalla Coalizione a guida saudita in Yemen per colpire obiettivi civili sono prodotte anche in Italia

Undated handout photo of logo for the charity, Save The Children. The scale of abuse by aid workers and peacekeepers overseas was "significant" and "chronically under-reported", according to a report published a decade ago. PRESS ASSOCIATION Photo. Issue date: Saturday February 17, 2018. Save the Children found children were being coerced into sex, trading sex acts for food and other items and being forced into sexual slavery in Haiti, Cote d'Ivoire and southern Sudan. See PA story POLITICS Oxfam. Photo credit should read: Save The Children/PA Wire NOTE TO EDITORS: This handout photo may only be used in for editorial reporting purposes for the contemporaneous illustration of events, things or the people in the image or facts mentioned in the caption. Reuse of the picture may require further permission from the copyright holder.

MILANO – Sono 420 milioni, uno su cinque al mondo, i bambini che vivono in aree di conflitto, in crescita di 30 milioni rispetto al 2016, il doppio dalla fine della Guerra fredda. Nel 2017 sono oltre 10mila i bambini uccisi o mutilati per bombardamenti, mentre si stima che almeno 100mila neonati perdano la vita ogni anno per cause dirette e indirette delle guerre, come malattie e malnutrizione.

Fame e guerra, la denuncia di Save the Children

Circa 4,5 milioni di bambini hanno rischiato di morire per fame nel 2018 nei dieci paesi peggiori in conflitto: Afghanistan, Yemen, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo (RDC), Siria, Iraq, Mali, Nigeria e Somalia. Questi sono i Paesi in cui i bambini sono stati i più colpiti dai conflitti nel 2017.

Le violazioni dei diritti umani dei bambini

Le violazioni dei diritti dei minori in queste aree si è triplicato dal 2010 ad oggi. Sono dei dati presentati da Save the Children nel nuovo rapporto “Stop alla guerra sui bambini”, un allarme forte da parte dell’organizzazione. “Ogni guerra è una guerra contro i bambini, diceva la fondatrice di Save the Children Eglantyne Jebb cento anni fa e oggi è più vero che mai”, “dall’uso di armi chimiche, allo stupro, ai rapimenti, ai reclutamenti forzati, i crimini di guerra continuano a crescere e a rimanere impuniti”, dice Valerio Neri, direttore generale di Save the Children.

L’imperativo è proteggere bambini e civili

“È sconvolgente che nel XXI secolo arretriamo su principi e standard morali così semplici: proteggere i bambini e i civili dovrebbe essere un imperativo, eppure ogni giorno i bambini vengono attaccati, perché i gruppi armati e le forze militari violano le leggi e i trattati internazionali. Milioni di bambini in Yemen stanno vivendo orrori indescrivibili a causa del conflitto. Colpiti per strada, bombardati mentre sono a scuola: sono bambini e bambine a cui è negata un’infanzia. Rimasti orfani, senza più una casa, senza più i propri cari. Tutto questo è inaccettabile”, prosegue.

La legge italiana vieta l’esportazione di armi ai paesi che violano i diritti umani

Le bombe utilizzate dalla Coalizione a guida saudita in Yemen per colpire obiettivi civili sono prodotte anche in Italia. Uccidere bambini in un conflitto è vietato dal diritto internazionale umanitario. Inoltre la legge italiana sul controllo dell’esportazione importazione e transito dei materiali di armamento (L.185/90), proibisce l’esportazione verso paesi che violano i diritti umani. Per questo motivo Save the Children ha lanciato una petizione on line per fermare immediatamente la vendita di armi italiane usate contro i bambini in Yemen attualmente prodotte presso la RWM, in Sardegna.

Un bambino su 5 vive in zone di guerra

Nel 2017 più di 420 milioni di bambini viveva in un’area colpita da conflitti armati: di questi, 142 milioni vivono in zone dove il conflitto è particolarmente acceso e in cui si contano almeno mille morti ogni anno a causa della guerra. Il numero dei bambini esposti ai conflitti armati è raddoppiato dalla fine della Guerra fredda ad oggi, un dato che è drammaticamente cresciuto anche a causa della diversa natura dei conflitti.

Si tratta sempre di più di conflitti che coinvolgono un numero crescente di attori armati e che si protraggono per lungo tempo. Basti pensare alla guerra in Siria, ormai giunta al suo ottavo anno, che ha superato la durata della seconda guerra mondiale, con differenti attori in campo e che ha coinvolto un numero drammatico di civili. Più i conflitti durano a lungo e più consistenti saranno i danni indiretti causati dalla mancanza di accesso ai servizi essenziali.

Le condizioni dei bambini

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ha identificato sei gravissime violazioni dei diritti dei bambini durante i conflitti: l’uccisione e la mutilazione; il reclutamento e l’uso dei bambini soldato; la violenza sessuale; i rapimenti; gli attacchi a scuole e ospedali; la negazione dell’accesso degli aiuti umanitari.

Secondo Save the Children, sulla base dei report delle Nazioni Unite, il numero di violazioni dei diritti dei minori nel 2017 è stato di 25mila, il numero più alto mai registrato prima. Dal 2010 ad oggi il numero dei bambini che vivono in aree di conflitto è aumentato del 37%, a fronte però di una crescita del 174% del numero di casi di gravi violazioni verificati. Un incremento significativo dovuto principalmente all’acutizzarsi delle crisi nella Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Sud Sudan, Siria e Yemen.

In Asia vivono 195 milioni di bambini in aree di guerra

In termini assoluti, l’Asia è il luogo dove vivono più bambini in aree di conflitto, pari a 195 milioni di bambini, un dato che scende a 152 milioni in Africa. Secondo termini percentuali, invece, è il Medio Oriente a detenere il triste primato, con circa il 40% dei bambini che vivono in zone di guerre, pari a 35 milioni.

Secondo uno studio del Lancet, l’esposizione al conflitto aumenta il rischio di morte nei minori sotto il primo anno di vita del 7,7%, un incremento dovuto principalmente alla cause indirette dei conflitti.

(LaPresse)

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