Schlein – De Luca: braccio di ferro

Schlein-De Luca: braccio di ferro
Schlein-De Luca: braccio di ferro

NAPOLI – Guerra di posizioni, nessuno fa un passo indietro e slitta ancora la decisione sulle nomine negli uffici di presidenza dei gruppi parlamentari del Partito democratico. Elly Schlein ha le sue idee e intende tirare dritto per la sua strada. Una strada che, al momento e nei desideri della segretaria, non prevede Piero De Luca, il figlio del governatore della Campania, confermato al suo posto di vicecapogruppo dem alla Camera dei deputati. Ieri si è riunita la segreteria del partito, poi ci sono state le riunioni dei gruppi alla Camera e al Senato. L’alluvione in Emilia Romagna ha convinto tutti a rinviare le discussioni sulle poltrone visto che, almeno in questi giorni, è evidente che il Paese abbia altre priorità. Ci sarà più tempo, quindi, per le trattative. Ma comunque non è mancata l’occasione di ribadire le rispettive posizioni. Schlein vuole mettere da parte De Luca jr e lanciare un primo segnale anche al presidente della Regione, Vincenzo, che non è certo contento del cambio della guardia alla guida di quello che, tutto sommato, è anche il suo partito. La segretaria ha dichiarato guerra a cacicchi e potentati e De Luca è il bersaglio principale della sua campagna, è la battaglia che deve vincere per dimostrare che i suoi non erano soltanto annunci da campagna elettorale. Il suo primo obiettivo, però, non è ancora stato raggiunto. Per tre volte le riunioni decisive tra Montecitorio e Palazzo Madama sono slittate, a causa delle correnti moderate che non vogliono il cambiamento a sinistra del Pd. E intanto il deputato Piero resta al suo posto, in attesa che si decida (anche) il suo destino. Ora è  quasi una questione di principio, un braccio di ferro che potrà concludersi solo in un modo: Schlein vince se De Luca va via, altrimenti dovrà segnare una prima pesante sconfitta interna nell’avvio del suo mandato da leader democrat. E c’è già il nome del successore, per quanto riguarda il ruolo alla Camera ed è quello di Andrea De Maria. In alternativa è pronto Ubaldo Pagano. La decisione di far slittare la riunione decisiva, in ogni caso, ha evitato anche che il verdetto era arrivasse con De Luca senior a Roma per la Conferenza-Stato Regioni. Altro terreno di scontro con il governatore che gioca una partita e il Pd che non si spende più di tanto sull’argomento autonomia differenziata. “. “Chi ha speso di meno i fondi europei – ha spiegato il presidente di Palazzo Santa Lucia – non sono le Regioni ma sono i ministeri, quindi noi siamo d’accordo su una linea di autonomia spinta delle Regioni, poi chiarito il rifiuto di un neo centralismo discuteremo tra le Regioni su come evitare che l’autonomia differenziata significhi penalizzazione ulteriore del Sud. Mi riferisco in modo particolare al residuo fiscale, cioè lasciare la quota di tributi che matura in una regione in quel territorio, è chiaro che questo significa condannare a morte il Sud”. “Intanto, però dobbiamo sconfiggere questo tentativo di neocentralismo, poi discuteremo tra le Regioni su come fare dell’autonomia una scelta utile alla modernizzazione dell’Italia e non tale da produrre nuovi divari tra Nord e Sud”. Il tutto mentre nel Pd la battaglia continua. Dovrà essere Schlein a fare la prima mossa. De Luca aspetta e prepara la controffensiva.

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